Chi possiede un dominio .io lo perderà. Non è propriamente così

Il dominio .io, comunemente associato all'input/output nel settore tecnologico, è un ccTLD legato al Territorio Britannico dell'Oceano Indiano (BIOT). La recente cessione delle Isole Chagos alle Mauritius solleva interrogativi sul futuro del dominio.

Il dominio .io, spesso associato a “input/output“, non è solo un’abbreviazione accattivante per le startup tech, ma un dominio legato a una nazione, e come tale, influenzato da dinamiche politiche. Dal punto di vista prettamente tecnico, il ccTLD .io è uno dei tanti domini di primo livello assegnati dalla ICANN (Internet Assigned Numbers Authority) a un Paese sovrano.

Come il .it è il ccTLD (Country Code Top-Level Domain) assegnato all’Italia, .io fu attribuito al Territorio Britannico dell’Oceano Indiano (British Indian Ocean Territory, BIOT), un insieme di isole governate dal Regno Unito. Come accade normalmente, chiunque può di fatto registrare un dominio di secondo livello affidandosi a uno dei molteplici registrar italiani o stranieri.

Il destino incerto del dominio .io dopo le decisioni del Regno Unito

Il Territorio Britannico dell’Oceano Indiano, spesso noto col nome di Isole Chagos, è oggetto di rivendicazioni ultradecennali da parte delle Mauritius. Secondo il governo del Paese al largo delle coste del Madagascar, il controllo britannico sulle Chagos sarebbe stato illegale, almeno fin da quando le Mauritius sono divenute indipendenti nel 1968.

La disputa si è risolta oggi, dopo circa 50 anni. Il Regno Unito ha concesso le isole a Mauritius, pur conservando il diritto di mantenere una base militare occidentale per 99 anni.

In molti hanno fatto presente che la cessazione dell’esistenza del Territorio Britannico dell’Oceano Indiano, così come conosciuto fino ad oggi, porterebbe alla definitiva scomparsa del codice di Paese “IO” e di conseguenza ICANN potrebbe smettere di accettare nuove registrazioni per il dominio .io e avviare il processo di ritiro delle assegnazioni esistenti. In altre parole, vi sarebbe il concreto rischio di perdere i domini .io, per chi ne fosse in possesso.

Davvero c’è il rischio che il dominio di primo livello .io sia ritirato?

Secondo le regole dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), la gestione dei domini ccTLD è legata ai codici stabiliti dall’ISO. Se l’ISO decidesse di eliminare il codice IO, inizierebbe un processo per ritirare il dominio .io.

Un caso simile è avvenuto con il dominio .YU, il ccTLD della Jugoslavia, gradualmente sostituito da .RS (Serbia) e .ME (Montenegro) dopo la disgregazione del Paese. ICANN ha concesso un periodo di transizione di tre anni per facilitare il passaggio.

L’obiettivo principale di ICANN, tuttavia, è la sicurezza e la stabilità del sistema dei nomi di dominio. Rimuovere un dominio ampiamente utilizzato, sia da piccole aziende che da grandi società, sarebbe in contrasto con la “missione” dell’autorità.

Identity Digital è l’attuale registro per i domini .io. ICANN potrebbe consentire la prosecuzione delle attività sul ccTLD .io senza richiedere alcuna modifica. Oppure potrebbe esservi un trasferimento della titolarità alle Mauritius che imporrebbe a Identity Digital l’avvio di una negoziazione.

Rischi maggiori per altri ccTLD

Complessivamente, è assai improbabile che ICANN decida per un ritiro dei domini .io. La situazione andrà certamente monitorata ma sono troppe le realtà business di ogni dimensione che in passato hanno scelto di investire sui domini .io.

Quando si sceglie un ccTLD “esotico”, comunque, è sempre bene tenere presenti quali sono le nazioni titolari e gli equilibri geopolitici che possono regolare l’utilizzo di questi domini. Alcuni di essi sono soggetti a politiche instabili: ogni Paese, alla fine, può decidere di stabilire regole proprie senza un controllo diretto da parte di ICANN.

Un altro ccTLD molto popolare è .ai, adottato da molte società impegnate nello sviluppo di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale. Il dominio è legato ad Anguilla, un’isola con soli 15.000 abitanti. Le politiche di gestione del dominio possono cambiare rapidamente, creando incertezza per gli assegnatari.

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