/https://www.ilsoftware.it/app/uploads/2024/12/2-3.jpg)
ChatGPT o3, l’ultimo modello sviluppato da OpenAI, ha raggiunto un punteggio di 136 nel test Mensa norvegese punteggio che colloca l’AI tra il 2% e il 15% più intelligente della popolazione umana.
L’accelerazione nelle capacità cognitive dei sistemi dell’AI sta rivoluzionando il nostro rapporto con la tecnologia, soprattutto tra i più giovani. Un sondaggio condotto da EduBirdie evidenzia che il 25% della Generazione Z attribuisce già una forma di coscienza ai modelli attuali, mentre oltre il 50% degli intervistati prevede che questa consapevolezza potrebbe manifestarsi nel prossimo futuro.
Il progresso è impressionante: appena un anno fa, nessun sistema di AI riusciva a superare un punteggio di 90 in test cognitivi simili. Oggi, modelli come Claude e Gemini, oltre a ChatGPT o3, stanno dimostrando prestazioni paragonabili a quelle di individui con un’intelligenza umana di alto livello.
ChatGPT o3 supera il test Mensa: ecco cosa ne pensa la generazione Z dell’AI
Gli esperti di MaximumTruth.org hanno condotto un esperimento utilizzando una versione alternativa del test Mensa per eliminare possibili vantaggi derivanti dai dati di addestramento. Sebbene il punteggio di 116 sia inferiore al risultato originale, rimane comunque straordinariamente elevato.
Nonostante questi risultati, gli specialisti sottolineano che intelligenza e coscienza non sono sinonimi. Gli attuali sistemi di AI, per quanto sofisticati, rimangono strumenti algoritmici privi di autoconsapevolezza ed emozioni autentiche. Tuttavia, questa distinzione tecnica si scontra con la percezione diffusa tra i giovani.
Secondo il sondaggio, il 70% dei ragazzi utilizza formule di cortesia con i sistemi AI, il 26% li considera entità amichevoli e il 6% arriva persino a immaginarli come potenziali partner romantici. Questo fenomeno di antropomorfizzazione è favorito dalle risposte sempre più naturali e personalizzate offerte dai modelli più avanzati.
L’integrazione dell’AI nella vita quotidiana solleva anche questioni etiche di notevole rilievo. Circa il 20% degli utenti condivide informazioni sensibili con sistemi AI, esponendosi a potenziali rischi legati privacy. Nel frattempo, la comunità scientifica resta divisa sulla possibilità che in futuro si possa sviluppare una vera coscienza AI.