ChatGPT: le implicazioni legali che discendono dal suo utilizzo

Quali sono i molteplici punti interrogativi sul piano legale che scaturiscono dall'utilizzo di nuovi strumenti come ChatGPT.

Nel corso delle ultime settimane si è parlato tantissimo del chatbot ChatGPT di OpenAI e delle soluzioni alternative che proveranno a sfidarlo, ad esempio Google Bard.

ChatGPT è stato addestrato su un’enorme mole di testo in diverse lingue e può generare contenuti in modo autonomo, rispondere a domande, completare frasi e persino conversare in modo naturale con gli utenti. Il funzionamento di ChatGPT poggia sul modello linguistico chiamato GPT-3.5 e sviluppato proprio da OpenAI.
Andrej Karpathy, membro fondatore di OpenAI, ricercatore e responsabile fino al 2022 del progetto Tesla Autopilot e di recente tornato in OpenAI, ha spiegato nel dettaglio cosa sono i modelli generativi e come funziona ChatGPT “dietro le quinte”.

Acronimo di Generative Pre-trained Transformer, GPT esegue la modellazione del linguaggio prevedendo la parola più logica che succede a un’altra in una sequenza sulla base delle informazioni raccolte e indicizzate in precedenza.

Per offrire un’idea di alto livello del funzionamento di ChatGPT, uno sviluppatore autonomo ha di recente presentato semplice codice Python che in 60 righe permette di creare un modello generativo che si comporta come quello presentato al “grande pubblico” da OpenAI.

Chatbot e intelligenza artificiale: tecnologie preziose

Le tecnologie e le soluzioni basate sull’intelligenza artificiale (IA) sono destinate a farsi sempre più largo in molteplici settori.

Uno studio del Parlamento Europeo ha stimato un aumento tra l’11% e il 37% della produttività lavorativa entro il 2035 proprio grazie grazie all’IA. Nell’ambito dei servizi pubblici potrebbe portare, entro il 2030, a una riduzione delle emissioni globali di gas serra tra l’1,5% e il 4%.

È pacifico che l’intelligenza artificiale è destinata ad avere un notevole impatto politico e socioeconomico. “Tuttavia, se è vero che l’IA può rappresentare un’opportunità, è altrettanto vero che risulta sempre più sofisticata, pervasiva e – talvolta – non trasparente, a tal punto da poter rappresentare un rischio per l’uomo anche in termini di tutela dei diritti fondamentali“, si legge nell’analisi elaborata dal team di Legal for Digital, primo studio legale in Italia specializzato unicamente in diritto della Rete.

Aspetti legali connessi con l’utilizzo di ChatGPT

Essendo basato su un modello probabilistico, ChatGPT non può fornire sempre risposte corrette, pertinenti, argomentate. In ogni caso, le informazioni fornite non sono verificate e non possono essere ritenute tali.
Un modello generativo come quello usato da ChatGPT può in alcuni casi portare alla diffusione di informazioni false, basarsi su un’errata classificazione di contenuti ritenuti ingannevoli (pur non essendo tali), portare alle lesione della privacy di eventuali soggetti coinvolti, la configurazione di eventuali reati come diffamazione – quindi il danneggiamento della reputazione – calunnia, diffusione di informazioni discriminanti, violazione del diritto d’autore.

Violazione del diritto d’autore e ChatGPT: tanti i quesiti ancora aperti

Proprio l’aspetto legato alla tutela del diritto d’autore è evidentemente di valenza cruciale per un modello generativo.

L’avvocato Alessandro Vercellotti di Legal for Digital spiega che secondo le normative italiane i software e l’intelligenza artificiale sono privi di personalità giuridica e in quanto tali non possono essere riconosciuti come inventori. “Sempre secondo tali normative, perché venga stabilita la brevettabilità o la registrabilità, occorre identificare l’inventore“, osserva Vercellotti. “Quindi, a chi va attribuita l’originalità dell’opera prodotta? E, di conseguenza, a chi possono essere attribuiti i diritti morali – ossia la paternità che è inalienabile – e i diritti patrimoniali di sfruttamento economico dell’opera stessa? Sono domande che – a mio parere – devono necessariamente essere approfondite, per giungere a una normativa che abbia come obiettivo primario la tutela dell’uomo, soprattutto nei diritti fondamentali“.

Parlando del supporto che le intelligenze artificiali possono fornire, l’avvocato Brunella Martino commenta che un’IA è capace di sostituire l’uomo nello svolgimento di attività ripetitive, come la trascrizione. “Un domani potrebbe sostituirlo in quei lavori di trascrizione per i quali i software garantirebbero la massima cristallizzazione delle informazioni. Il mio consiglio è quello di mettere qualità nel proprio lavoro – che è ciò che può distinguere il nostro operato da quello di una macchina – ma è anche quello di farsi coadiuvare dall’IA” nel proprio lavoro come nella vita di tutti i giorni.

L’avvocato Martino ha anche pubblicato un podcast che riassume il punto di vista di Legal for Digital su ChatGPT e sulle soluzioni simili.

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