Con ChatGPT si può fare davvero di tutto. E non è una esagerazione. Un team di ricercatori della New York State University (meglio nota come NYU) ha centrato un obiettivo a dir poco superlativo. Ha infatti progettato con successo un chip semiconduttore non con un linguaggio hardware definitivo, ma utilizzando semplicemente la lingue inglese (senza nemmeno troppi tecnicismi) e qualche esempio per descrivere un componente di questo tipo. Il tutto con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
Missione compiuta: ChatGPT crea anche un processore
La cosa ancora più sorprendente è che il chip, dopo essere stato progettato, è stato anche fisicamente prodotto e testato. E sì, è perfettamente funzionante. Il fatto che, come anticipato, sia stato utilizzato solo l’inglese di base, dimostra quanto possa essere potenzialmente utile ChatGPT. Anche se, a dirla proprio tutta, i dubbi a riguardo sembrano ormai pochi, visto i tanti esempi di creazioni che spopolano in rete.
Il chip progettato dal team della NYU e da ChatGPT non è un processore completo. Per dirla semplice, non è un processore come quelli di Intel e AMD, ma è un elemento di una CPU. Sfrutta un’architettura a 8 bit basata su accumulatori, ovvero dei registri in cui vengono memorizzati i risultati di calcoli intermedi fino al completamento di un calcolo principale.
ChatGPT è un’IA è in grado di riconoscere i modelli ed è quindi in grado di dare il proprio (enorme, in alcuni casi) contributo con linguaggi di qualsiasi tipo, compreso quello hardware. Il chatbot di OpenAI ha infatti permesso agli ingegneri della NYU di saltare la fase HDL (Hardware Descriptor Language). E dopo l’esito positivo di questo esperimento, secondo i ricercatori, si potrebbe considerare ChatGPT come un valido alleato per incrementerà la produttività, ridurre i tempi di progettazione e consentire la realizzazione di progetti più creativi.
Si può puntare tutto su ChatGPT? Emergono dubbi
Per quanto sconvolgente sia il risultato di questa nuova “sfida”, emergono dubbi a riguardo. Ci si può affidare totalmente a ChatGPT e simili per l’HDL? Possono le aziende dipendere interamente da una macchina basata su un software che in caso di banali problematiche (mancanza di corrente, impossibilità di connettersi al server) diventa assolutamente inutile?
E poi c’è anche la questione sicurezza: e se nel suo processo di creazione ChatGPT inserisse vulnerabilità ad oggi sconosciute? Quella di OpenAI è una “scatola nera”, utile sì, ma – forse – non affidabile al 100%.