Un Large Language Model (LLM) di tipo “generalista”, addestrato utilizzando un vasto corpus di informazioni provenienti dal Web o da altre fonti, mal si adatta alle esigenze di professionisti e aziende che desiderano estrarre valore o, semplicemente, generare contenuti di interesse a partire dai propri dati. ChatGPT, il chatbot di OpenAI, offre da oggi la possibilità di importare file da Google Drive e Microsoft OneDrive.
Gli utenti che hanno sottoscritto un abbonamento ai piani ChatGPT Plus, Team ed Enterprise possono selezionare l’icona della graffetta posta nella parte iniziale della casella per l’inserimento del prompt. Autorizzando ChatGPT ad accedere a Google Drive e Microsoft OneDrive, diventa possibile selezionare un file memorizzato sui noti servizi di storage cloud per sottoporlo all’analisi automatizzata.
ChatGPT elabora i file memorizzati su Google Drive e Microsoft OneDrive
La nuova funzione, che permette l’importazione di documenti, fogli elettronici e presentazioni dai servizi di storage cloud, offre la possibilità di chiedere informazioni ed estrapolare dati a partire da ciascun file. ChatGPT inizia col fornire una panoramica del contenuto del file acquisito da Google Drive o da Microsoft OneDrive quindi lascia all’utente la possibilità di avanzare specifiche richieste.
Una delle nuove funzionalità più interessanti è la capacità di interagire con le tabelle in tempo reale. Quando si aggiunge un dataset, ChatGPT crea una tabella interattiva espandibile a schermo intero. Gli utenti possono seguire gli aggiornamenti in tempo reale durante l’analisi, fare domande specifiche cliccando su aree specifiche della tabella o scegliere tra i suggerimenti di ChatGPT. È ad esempio possibile combinare fogli di calcolo delle spese mensili e creare una tabella pivot categorizzata per tipo di spesa.
Gli utenti possono creare e interagire con grafici a barre, linee, torte e altre rappresentazioni all’interno della conversazione ChatGPT. È possibile passare il mouse sugli elementi del grafico, fare domande aggiuntive e selezionare colori specifici. Una volta soddisfatti del risultato, i grafici possono essere eventualmente scaricati e utilizzati in presentazioni e documenti.
Ciò che ChatGPT (ancora) non fa è comportarsi come un sistema RAG (Retrieval-Augmented Generation), capace cioè di scansionare un ampio numero di file degli utenti per avviare una fase di addestramento capace di estendere il modello sottostante. Non lo fa soprattutto per motivi di privacy e riservatezza dei dati: un modello integrato con i dati del professionista o dell’azienda dovrebbe restare in locale o comunque non dovrebbe essere accessibile né da OpenAI né da soggetti terzi.
I dati degli utenti rimangono nelle loro mani
Proprio a proposito di questo aspetto, OpenAI mette le mani avanti e in un lungo intervento spiega: “non svolgiamo attività di addestramento usando i dati degli utenti, né con ChatGPT Team né con ChatGPT Enteprise. Gli utenti di ChatGPT Plus possono negare l’utilizzo dei loro dati accedendo alle impostazioni quindi alla sezione Controllo dati.
Già in precedenza gli utenti potevano cliccare sull’icona della graffetta per sottoporre al chatbot un ampio ventaglio di documenti (e fare inferenza sul contenuto degli stessi). Tuttavia, la scelta del materiale da passare a ChatGPT coinvolgeva solamente elementi salvati in locale.
L’integrazione con il cloud di Google Drive e Microsoft OneDrive semplifica ulteriormente l’approccio e apre a nuove possibili modalità di utilizzo del servizio.
Credit immagine in apertura: iStock.com – Anastasiia Voronina