Donald Trump e tecnologia non sono mai andati propriamente “a braccetto” (vedere, a tal proposito, anche il nostro articolo Trump, cosa cambia sul piano dell’innovazione e dell’IT).
Eppure, il presidente USA neo-eletto ha deciso di tendere la mano ai colossi della Silicon Valley. Dapprima lo ha fatto con una mossa platale: Trump ha infatti eletto a suoi consiglieri due pezzi da novanta del calibro di Elon Musk, CEO di Tesla e Travis Kalanick, amministratore delegato e fondatore di Uber.
Trump è stato ed è convinto sostenitore dei combustibili fossili. Eppure, pone accanto a sé un innovatore come Musk che basa buona parte del suo business proprio sulla produzione di veicoli elettrici, pannelli solari e soluzioni tecnologiche fatte derivare da fonti rinnovabili.
Musk aveva pesantemente osteggiato l’elezione di Trump e nonostante questo da oggi si trova in una posizione di spicco.
Insieme con lui e con il numero uno di Uber, Trump ha deciso di posizione in ruoli di primo piano ben 19 manager provenienti da altrettante aziende: l’obiettivo, secondo il miliardario, è quello di attirare gli investimenti stranieri negli Stati Uniti creando le condizioni economiche affinché ciò avvenga.
Quasi contemporaneamente, Trump ha convocato a raccolta gli amministratori delegati delle più importanti multinazionali statunitensi.
Così, appena qualche ora fa, si è svolta una storica cena tra il nuovo presidente USA e una ricca schiera di invitati di prim’ordine. Hanno partecipato Tim Cook (CEO Apple), Jeff Bezos (CEO Amazon), Larry Page (CEO Alphabet e cofondatore Google), Eric Schmidt (presidente esecutivo Alphabet), Sheryl Sandberg (COO Facebook), Satya Nadella (CEO Microsoft), Brian Krzanich (CEO Intel), Elon Musk (CEO SpaceX e Tesla, cofondatore PayPal), Chuck Robbins (CEO Cisco), Safra Catz (co-CEO Oracle), Ginni Rometty (CEO IBM) e Alex Karp (cofondatore e CEO Palantir).
L’incontro è stato una sorta di riconoscimento reciproco. Fatta eccezione per Peter Thiel, cofondatore di PayPal e consigliere in Facebook, nessuno dei presenti si era schierato a favore di Trump in campagna elettorale. Thiel, che è stato più volte ringraziato da Trump, ha invece sorretto la candidatura del miliardario statunitense adoperandosi per organizzare la cena di ieri.
Il riconoscimento è stato vicendevole tanto che anche Jeff Bezos – deus ex machina di Amazon, uno degli uomini che hanno maggiormente osteggiato Trump – non sembra essersi limitato a “fare buon viso a cattivo gioco”. Anzi, si è dichiarato molto soddisfatto del colloquio e dell’impostazione del neo-presidente.
Trump, da parte sua, ha voluto tessere elogi per le aziende USA impegnate nel settore tecnologico e ha rimarcato la sua totale disponibilità all’ascolto, partendo dalle società presenti all’incontro.
Troppo presto, comunque, per dire se il gelo tra Trump e i big della Silicon Valley si sia davvero disciolto.