Nei giorni scorsi il GIP di Vallo della Lucania aveva disposto il sequestro di alcuni siti web che facilitavano l’accesso a materiale coperto dal diritto d’autore. Tra di essi il nome di Italian Share, del quale si è ampiamente parlato nelle cronache della vicenda.
I principali esperti di diritto, nelle loro analisi sul provvedimento, hanno criticato le modalità con le quali esso è stato applicato: “con l’alibi dell’urgenza – che, peraltro, non è certo una prerogativa delle questioni di diritto d’autore – si sta, infatti, derogando in modo, ormai, sistematico alle regole ed ai principi dello Stato di diritto“, osserva l’avvocato Guido Scorza, esperto in tematiche legali correlate al mondo del web. “Giudizi sommari, procedimenti e provvedimenti cautelari e d’urgenza, divengono la regola mentre l’accertamento puntuale della liceità o illiceità di fattispecie, servizi telematici e metodi di business è, ormai, l’eccezione“. E’ tacito, insomma, che esiste un problema legato alla diffusione abusiva di materiale protetto dal diritto d’autore ma, sempre secondo il legale, “non ci si può permettere il lusso di pensare di sconfiggere la pirateria online con azioni e procedimenti sommari“.
L’avvocato Fulvio Sarzana sembra essere dello stesso parere avendo comunicato, dalle colonne del suo noto blog, di aver proprio oggi preso ufficialmente le difese dell’amministratore del sito “Italian Share” come di molti altri posti a sequestro preventivo. “Il principio da cui è necessario partire è che qualsiasi illegalità vada repressa e non incoraggiata“, ha spiegato Sarzana “quando naturalmente si sia certi, senza pregiudizi e idee preconcette sulla libera navigabilità associata ai servizi P2P, che sia stata compiuta un’attività illecita. E quando gli strumenti usati per reprimere in via preventiva non siano in grado di danneggiare anche valori costituzionali o diritti di terzi“.
Secondo l’esperto tre sarebbero i punti di particolare rilevanza sui quali è necessario concentrare l’attenzione e su cui si concentrerà la difesa. Il primo riguarda “la responsabilità per il linking esterno di un mero indicizzatore di risultati, quando tale attività riguardi file protetti o meno dal diritto d’autore“, il secondo è correlato alla “possibilità che vengano oscurati forum sulla Rete contenenti anche commenti e link assolutamente leciti” mentre l’ultimo “l’inibizione di determinati siti a livello IP e DNS, attuata attraverso provider italiani in presenza di siti presenti in Italia“.