Negli States si è sollevato un vespaio di polemiche a proposito della recente sentenza emessa da una corte di appello in merito al caso FCC (Federal Communications Commission) ed il provider Internet Comcast.
La corte ha ritenuto illegittima la sanzione irrogata dalla FCC nei confronti di Comcast. Il provider statunitense aveva infatti applicato dei filtri tesi ad impedire o comunque rendere difficoltoso lo scambio di dati attraverso il circuito BitTorrent.
La corte di appello del Distretto della Columbia ha stabilito che la FCC, agenzia governativa indipendente dotata di poteri regolatori nell’ambito delle telecomunicazioni negli USA, non aveva l’autorità per diffidare Comcast dall’applicare filtri sul traffico peer-to-peer come quello prodotto da BitTorrent.
Gli esperti stanno in queste ore esprimendo valutazioni divergenti sul tema. Alcuni plaudono alla sentenza spiegando come, dversamente, la FCC si sarebbe arrogata diritti che non le competono, poteri mai assegnati da parte del Congresso in materia di regolamentazione dei servizi di rete. Altri osservatori non sono d’accordo ed affermano come la disposizione crei un pericoloso precedente dal momento che la FCC disporrebbe dell’autorità per promuovere e rafforzare ulteriormente quei principi che sono alla base della “neutralità della Rete”.
Secondo le opinioni degli esperti, la FCC avrebbe adesso quattro alternative, nessuna di esse esente da problemi. La Commissione potrebbe proseguire con l’applicazione delle sue disposizioni e tentare di portare innanzi alla corte valide argomentazioni legali per giustificare l’operato; chiedere al Congresso l’assegnazione di nuovi poteri ed ai legislatori l’approvazione di una nuova legge in materia di “net neutrality”; procedere alla “riclassificazione” della banda larga ad un servizio soggetto alla più ampia regolamentazione di cui gode FCC, preparandosi però ad una dura battaglia legale; non fare alcunché e sperare che future decisioni in materia di servizi “broadband” non vengano impugnate e contestate nelle aule di tribunale.
Con l’espressione “neutralità della Rete” o “net neutrality” si fa riferimento ad un principio secondo cui la rete a banda larga deve essere priva di restrizioni arbitrarie applicate sui dispositivi ad essa collegati e sulle modalità con cui essi operano. Il fornitore Internet non dovrebbe fare differenza alcuna tra i vari tipi di “contenuti” che transitano attraverso la sua rete né applicare discriminazioni su dati, mittenti e destinatari.
La normativa italiana non si esprime in maniera decisa sul concetto di “neutralità della rete”. C’è però un principio di base che continua ad essere valido: gli utenti hanno diritto alla massima trasparenza. Il provider, quindi, è tenuto ad informare i propri clienti circa l’applicazione di eventuali restrizioni sul traffico Internet.
In ambito europeo si sta lavorando al cosiddetto “telecoms package“, un insieme di direttive volte a disciplinare in maniera organica il sistema delle telecomunicazioni. Alcuni emendamenti proposti, peraltro molto criticati, permetterebbero la violazione della “net neutrality” in talune circostanze. Il testo della lettera aperta sottoscritta da diversi istituiti, gruppi di utenti ed associazioni ed indirizzata al parlamento europeo è sempre consultabile a questo indirizzo.