La Commissione Europea, a conclusione di una lunga serie di indagini (iniziate a maggio dello scorso anno), ha inflitto una multa pari a 649 milioni di euro ad una serie di società produttrici di schermi LCD. Secondo quando stabilito a Bruxelles, alcune aziende sudcoreane e taiwanesi avrebbero fatto “cartello” gonfiando, di comune accordo, i prezzi degli schermi. Il commissario europeo per la concorrenza Joaquin Almunia ha usato parole durissime spiegando che le aziende straniere, così come quelle europee, se vogliono fare affari nel “vecchio continente” devono comportarsi in modo leale. “Le aziende colpite oggi erano consapevoli di infrangere le regole della concorrenza, ma andavano avanti nel pianificare la loro condotta illegale. L’unica comprensione
che abbiamo mostrato è stata per quelli che si sono fatti avanti per denunciare il cartello e fornire le prove della sua esistenza“, ha aggiunto Almunia.
I nomi delle società coinvolte sono AU Optronics, Chimei InnoLux Corporation, Chunghwa Picture Tubes, HannStar Display Corporation e la notissima sudcoreana LG. Come spiegato dal commissario europeo, Samsung, invece, ha evitato la sanzione in forza dell’atteggiamento collaborativo che ha subito mostrato. La società di Seoul (Sud Corea) è stata la prima a cooperare con le autorità europee fornendo informazioni estremamente particolareggiate circa le attività espletate dal “cartello orientale”.
Il segmento di mercato sul quale si è concentrata, com’è stata definita da Almunia, “la condotta illegale” delle aziende è quello relativo ai “maxischermi” LCD generalmente destinati alle campagne pubblicitarie.