Sulle pagine di cronaca nera è in questi giorni apparsa la triste notizia di un 13enne cinese che avrebbe perso la vita in seguito a un fenomeno di elettrocuzione verificatosi mentre stava giocando con uno smartphone direttamente collegato alla presa elettrica a muro. Ma è davvero possibile tutto questo? Un caricabatterie danneggiato può arrivare a causare una folgorazione?
Iniziamo col dire che alcune notizie, spesso, non corrispondono al vero: vengono pubblicate con regolarità da parte di varie testate con il preciso obiettivo di guadagnare clic. Spesso si scopre infatti che le immagini e i contenuti video pubblicati a sostegno della notizia provengono da sorgenti differenti, poi combinati per creare una fake news.
Partiamo da uno dei casi ricorrenti: se uno smartphone cadesse in acqua mentre si sta facendo il bagno non succederebbe assolutamente nulla. Ovviamente lo smartphone (nel caso in cui non vantasse una certificazione IPX7 o IPX8) potrebbe risultare danneggiato ma non vi sarebbero problemi in termini di sicurezza.
Com’è evidente, in uno smartphone non ci sono cavi a 220V che percorrono l’intera struttura del telefono.
E per quanto riguarda i caricabatterie? I caricabatterie sono dispositivi che variano i parametri elettrici (tensione e intensità di corrente) da una rete primaria a una secondaria.
I caricabatterie comunemente utilizzabili per alimentare smartphone e tablet sono adattatori AC/DC: la tensione in ingresso (ad esempio 230 V a 5 V) viene trasformata convertendo dapprima la corrente elettrica alternata sul circuito primario in un flusso elettromagnetico che viene poi convertito in un flusso elettrico ancora una volta alternato sul circuito secondario (ad esempio 5 V).
L’uscita di un caricabatterie per smartphone è quindi solitamente pari a 5V. Anche toccando le uscite a 5V con le mani bagnate, anche in acqua salata o insaponata, è praticamente impossibile riuscire a rilevare tale minima differenza di potenziale.
In tanti incidenti che si sono verificati in Paesi poco sviluppati o in aree nelle quali vengono utilizzati impianti elettrici fatiscenti, situazioni che hanno portato a fenomeni di elettrocuzione si sono verificati in seguito all’utilizzo di prolunghe e “ciabatte” cadute in acqua. In questi frangenti l’assenza di un interruttore differenziale sull’impianto ha portato al verificarsi di eventi drammatici.
In Italia è obbligatorio che ciascun impianto elettrico sia dotato di una dichiarazione di conformità: anche nel caso delle installazioni preesistenti, realizzate prima del 13 marzo 1990, è imposta per legge – da decenni – l’installazione di un interruttore differenziale.
Tale dispositivo, com’è noto, offre protezione a tutela della salute umana in caso di guasto verso terra (dispersione elettrica) o folgorazione fase-terra, fornendo dunque protezione anche verso macroshock elettrico, sia diretto sia indiretto. Per non parlare dei magnetotermici che interrompono il flusso della corrente in caso di guasto o folgorazione.
Mai comunque portare dispositivi elettrici o elettronici in bagno o in aree a contatto con l’acqua; fondamentale, inoltre, assicurarsi di tenere lontane multiprese e cavi di prolunga.
Tragedie ricorrenti in Paesi dell’estremo oriente e del sud est asiatico dovrebbero far riflettere sulla situazione in cui versano gli impianti elettrici in alcune aree del globo, soprattutto nelle zone più povere e nelle aree dove gli organi di controllo non svolgono affatto il loro lavoro.
E i casi di folgorazione in cui l’acqua non è protagonista ma il malcapitato utilizza solo un caricabatterie collegato alla presa elettrica a muro?
Si tratta delle situazioni da soppesare con la massima attenzione separando le fake news dai tragici eventi realmente accaduti.
Innanzi tutto, va chiarito un aspetto di primaria importanza: spesso la stampa fa “nome e cognome” degli smartphone coinvolti negli incidenti “perché fa notizia”. In caso di folgorazione il problema, però, non è riconducibile agli smartphone in sé quanto alla qualità e allo stato dei caricabatterie utilizzati oltre che alla pessima configurazione – come evidenziato in precedenza – dell’impianto elettrico a monte.
I caricabatterie di “provenienza dubbia” non utilizzano un isolamento adeguato e in caso di guasti, deformazioni o modificazioni (anche in seguito a usura o utilizzi maldestri), la metà del circuito ad alta tensione potrebbe malauguratamente venire in contatto con il circuito in uscita.
Struttura di un caricabatterie per iPad originale (foto di K.Shirriff)
Struttura di un caricabatterie per iPad contraffatto (foto di K.Shirriff)
Già nel 2014 Ken Shirriff aveva messo in guardia gli utenti dall’utilizzare caricabatterie eccessivamente economici e non in grado di offrire garanzie. Il dettagliato post di Shirriff contiene le spiegazioni per gli incidenti come quello a cui abbiamo fatto riferimento in apertura.
Nel caso di un caricabatterie per Apple iPad contraffatto, preso in esame da Shirriff, l’ingegnere osserva che “la distanza tra i circuiti ad alta e bassa tensione è spaventosa: solo 0,6 millimetri separano l’uno dall’altra. (…) Nel caso in cui utilizzaste il caricabatterie in un bagno umido e una goccia d’acqua dovesse fare un po’ di condensa, lo spazio di appena 0,6 millimetri verrebbe meno con tutti i rischi di folgorazione che ne conseguono“. Basti pensare che in un caricabatterie originale la distanza tra i due circuiti è dell’ordine dei 5,6 millimetri.
Massima attenzione quindi alla qualità dei caricabatterie utilizzati e allo stato dei cavi di collegamento: da evitare sempre i caricabatterie troppo economici e i prodotti provenienti da venditori pressoché sconosciuti.