Lo scandalo Cambridge Analytica, la società britannica che sfruttava il data mining per creare informazione utile a fini statistici, per la comunicazione strategica e per migliorare l’efficacia delle campagne pubblicitarie online, ha avuto conseguenze tutto sommato molto limitate per Facebook: Facebook e Cambridge Analytica: cosa ha insegnato lo scandalo in tema di tutela della privacy.
Per Cambridge Analytica e per la collegata SCL Elections Limited ha invece segnato la fine delle attività.
I clienti si sono letteralmente volatilizzati e le due aziende, anche in forza del pressing mediatico registratosi nel corso delle ultime settimane, sono state costrette a dichiarare la bancarotta.
La conferma arriva anche per via ufficiale attraverso un comunicato apparso sul sito di Cambridge Analytica.
I vertici della società fanno presente che Cambridge Analytica è stata fatta chiudere in forza di una serie di accuse che sarebbero infondate. Riferendosi alle attività svolte, Cambridge Analytica continua a parlare di “operazioni non soltanto legali ma anche largamente accettate come elementi standard delle campagne di advertising online“.
Cambridge Analytica si professa quindi innocente e sottolinea che le verifiche sin qui svolte non hanno accertato alcuna violazione delle norme vigenti da parte dell’azienda.
E se Facebook – probabilmente con un atteggiamento piuttosto superficiale – ha permesso in passato l’accesso a una vasta mole di dati degli utenti e dei loro amici, ugualmente registrati sul social network, l’azienda di Mark Zuckerberg ne uscirà verosimilmente indenne.
Inutile dire, però, che chi è causa di incidenti come quello che ha visto protagonista Cambridge Analytica sono spesso proprio gli utenti. In quanti installano applicazioni Facebook totalmente inutili senza riflettere ai dati che esse possono riutilizzare? In quanti condividono informazioni utilizzabili da parte di terzi per provare a porre in essere furti di identità?
Frattanto però è emersa un’interessante novità: la chiusura di Cambridge Analytica sarebbe stata decisa per lasciare spazio a una nuova società, Emerdata, che svolgerà le stesse attività sviluppate dall’azienda britannica.
Si tratterebbe quindi di un’operazione decisa a tavolino per sbarazzarsi di un nome ormai troppo scomodo come quello di Cambridge Analytica.