Altroconsumo, una delle principali associazioni italiane che operano in difesa del consumatore, ha presentato sei ricorsi all’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nei confronti di altrettante compagnie telefoniche. Il dito viene puntato contro Fastweb, Infostrada, Telecom, Teletu, Tiscali e Vodafone che avrebbero reintrodotto una sorta di contributo per la disattivazione dei servizi erogati sulle utenze telefoniche di tipo fisso. Gli importi sarebbero applicati ogniqualvolta un abbonato richieda il passaggio ad nuovo operatore, abbandonando quello precedente, o la cessazione della linea.
Il contributo richiesto dai vari operatori telefonici, secondo Altroconsumo, sarebbe compreso tra 35 e 107,69 euro. “All’Autorità abbiamo contestato la pratica messa in atto dagli operatori, del non informare correttamente gli utenti sull’entità di questi costi, che non sono in ogni caso congrui o giustificati“, scrive Altroconsumo in una nota spiegando che “l’obolo” introdotto in fattura da molte compagnie non favorisce la libera concorrenza ed apparirebbe incompatibile con le disposizioni del decreto Bersani, emanate tra il 2006 ed il 2007.
Ogni operatore utilizza una differente denominazione per addebitare gli importi: nel caso di Fastweb si parla di “importo di dismissione”, Infostrada fa riferimento ad un “costo per attività di migrazione”, Telecom Italia indica un “costo disattivazione linea” (si paga solamente nel caso in cui la richiesta di cambio dell’operatore dovesse pervenire durante il primo anno contrattuale), Teletu e Tiscali di “contributo disattivazione” e Vodafone di “corrispettivo recesso anticipato/disattivazioni anticipate”.