Si torna a parlare del tema scottante della tutela del diritto d’autore in Rete. In un’audizione tenutasi ieri mattina al Senato, il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), Corrado Calabrò (nella foto a lato), ha dipinto l’incontro come un’occasione per “un ulteriore meditato confronto con l’Istituzione parlamentare che ha competenza legislativa in materia, per condividere un altro tratto del processo di adeguamento della disciplina del diritto d’autore alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione“. Per Calabrò, il processo avviato è “difficile, sfaccettato ma necessario” ed esso dovrà svilupparsi nell’ambito di quanto previsto dalla legge e seguendo il solco tracciato in ambito europeo. “Internet è un fenomenale motore di crescita sociale ed economica. La velocità di circolazione delle idee e delle informazioni è alla base di una società aperta fondata sulle comunicazioni digitali. Ma il fenomeno della pirateria rischia di danneggiare gravemente il settore delle attività creative e quello delle tecnologie della comunicazione proprio nel momento in cui il digitale offre nuove potenzialità“, ha aggiunto il presidente dell’AGCOM spiegando che le nuove proposte dell’Autorità in materia di tutela del copyright potranno contribuire ad affrontare il problema dell’interruzione delle attività illegittime perpetrate online, “senza adottare però misure sproporzionate e intrusive“.
Calabrò fa il punto sul regolamento proposto dall’AGCOM, che di fatto assegnerebbe automaticamente all’Autorità vasti poteri nel combattere la pirateria digitale, ed afferma che la Commissione Europea solleciterebbe l’applicazione di un punto importante: la rapida rimozione dalla Rete dei contenuti che violano l’altrui diritto d’autore. Lo schema di regolamento tracciato dall’AGCOM, sempre secondo il presidente dell’Autorità, non imporrebbe alcuna verifica preventiva e nessun filtraggio ai provider Internet ma li chiamerebbe in causa allorquando si rendesse necessario bloccare “il trasporto” di contenuti illegittimi. L’ordine di cessazione del “trasporto” può arrivare tanto da un giudice quanto dall’AGCOM. A tal proposito viene citato il D.L. 70/2003 che recepisce la direttiva sul commercio elettronico e stabilisce che “l’autorità giudiziaria o quella amministrativa avente funzioni di vigilanza” (e Calabrò fa esplicito riferimento all’AGCOM) “può esigere, anche in via d’urgenza, che il prestatore impedisca o ponga fine alle violazioni commesse“.
Secondo Calabrò, l’AGCOM si muoverebbe quindi in un quadro normativo nemmeno troppo stringente: “in ragionevole applicazione del principio di economia e efficacia dell’azione amministrativa, l’AGCOM intende focalizzare l’azione di enforcement sulle patologie più significative della violazione del copyright, con priorità quindi per le condotte di violazione sistematica del diritto d’autore rispetto alle violazioni episodiche. E’ il livello patologico della pirateria che ci sembra utile identificare come primario obiettivo di azione“.
Per Guido Scorza, presidente dell’Istituto per le politiche dell’innovazione, la posizione di Calabrò sarebbe totalmente incondivisibile. Secondo l’avvocato, dottore di ricerca in informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie, il provvedimento che l’AGCOM si appresterebbe a varare sarebbe illegittimo in quanto emesso da un’Autorità priva della necessaria potestà legislativa. Secondo Scorza, il regolamento potrebbe essere dichiarato nullo dal primo giudice amministrativo chiamato ad esprimersi sullo stesso. Ma nel suo parere, l’avvocato usa parole durissime per evidenziare un’anticipazione offerta da Calabrò nell’audizione di ieri. Il “numero uno” di AGCOM ha infatto rivelato che il Governo starebbe per varare un provvedimento che legittimerebbe l’AGCOM definendone meglio “la competenza e i poteri nella materia del diritto d’autore” (le parole di Calabrò sono riportate nella trascrizione dell’audizione riportata sul sito ufficiale dell’AGCOM, a questo indirizzo). Scorza punta il dito contro AGCOM e Governo: quest’ultimo, secondo l’avvocato, si sarebbe prestato a “sanare una situazione di illegalità nella quale si è andata ad incastrare un’Autorità semi-indipendente” e parla di “golpe contro la Rete”.
Gli aderenti all’iniziativa “Sitononraggiungibile” (ved. queste pagine) ed Assoprovider condividono invece che la sede competente per la trattazione della tematica del diritto d’autore sia il Parlamento, eventualmente quello Europeo, come evidenziato anche da Calabrò in audizione, e chiedono che sia il presidente dell’AGCOM, sia i vecchi Commissari, “in evidente assenza di legittimazione, si facciano dunque da parte senza tentare alcun colpo di coda“. Assoprovider, Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assonet – Confesercenti, La Rete dell’Innovazione, NetLeft, Rifondazione Italia per la Legalità e Studio Legale Sarzana auspicano l’immediato avvio di “un dibattito serio e trasparente sulla nomina dei prossimi vertici AGCOM perché si possano finalmente mettere persone adeguate competenti e rispondenti all’interesse generale in queste cariche importantissime per lo sviluppo digitale e per la tutela della democrazia del nostro Paese“.
Intanto, la petizione per il blocco della normativa ACTA – l’accordo internazionale anti-contraffazione proposto in ambito europeo, citato anche da Calabrò – è stata dichiarata ricevibile in via urgente dalla commissione parlamentare responsabile del procedimento. La “commissione petizioni” presieduta dall’eurodeputata Erminia Mazzoni ha impiegato meno di un mese ad accogliere la richiesta abbreviando un processo che di solito dura il doppio. L’obiettivo, si spiega, è quello di accelerare il dibattito con una nuova discussione sul tema che si terrà il prossimo 27 marzo. La petizione contro ACTA è stata firmata da circa 2,5 milioni di cittadini europei.