La cache di un motore di ricerca si riferisce all’insieme delle copie delle pagine Web che il crawler ha salvato dopo l’indicizzazione, a valle del processo di scansione. Le informazioni memorizzate in cache rappresentano quindi la versione archiviata dal motore di ricerca, così come acquisita in un determinato momento. Fino fine gennaio 2024, effettuando una ricerca con Google Search, c’era la possibilità di accedere alle versioni delle pagine Web conservate nella cache.
L’utilizzo della cache si rivela utile, ad esempio, quando la pagina di proprio interesse non risulta disponibile, appare rimossa o è inaccessibile per qualsiasi motivo. Cliccando sul link in cache, l’utente può visualizzare la versione salvata della pagina e verificare come si presentava nel momento in cui il motore di ricerca l’ha indicizzata. La cache permette anche di confrontare versioni precedenti di una pagina con quella attualmente erogata dal server Web.
L’utilizzo della cache era da sempre uno dei capisaldi della ricerca su Google, uno dei trucchi che non è possibile non conoscere. Google Search mostrava comunque, nella migliore delle ipotesi, soltanto l’ultima versione di una pagina Web, non consentendo l’accesso ai dati memorizzati antecedentemente nella cache. Abbiamo presentato altre metodologie per vedere com’era un sito o una pagina tempo addietro.
Brutta mossa: la cache di Google Search sparisce definitivamente
Il motore di ricerca Google non è statico, anzi, è destinatario di continui aggiornamenti. Effettuando una ricerca quindi facendo clic sui tre puntini a destra di ciascun link proposto nelle SERP (Search Engine Results Pages), fino all’inizio di febbraio scorso compariva il pulsante Cache. Da mesi non succede più: Google ha rimosso la possibilità di visualizzare il contenuto della sua cache.
Fino a ieri c’era una soluzione: digitando cache:
seguito dall’URL della pagina Web alla quale si è interessati, era comunque possibile accedere al contenuto della cache di Google Search. Si poteva ad esempio digitare cache:
abbinando il nome a dominio di un sito: in questo modo Google mostrava la cache del contenuto della home page.
In alternativa, si può inserire cache:
facendovi seguire l’indirizzo completo della pagina, provvisto di eventuali parametri nell’URL (le informazioni che seguono il simbolo ?
).
Google conferma: cache effettivamente rimossa dai risultati delle ricerche
Con un intervento su X, Danny Sullivan (Google) ha confermato che la rimozione del riferimento alla cache nelle SERP del motore di ricerca non è ascrivibile a un errore o a un bug. Si tratta di una scelta ponderata, anche se definita “triste“.
L’accesso diretto alla cache di Google, infatti, è una delle funzioni storicamente sempre presenti nei risultati delle ricerche. A inizio 2024, tuttavia, i vertici dell’azienda di Mountain View hanno deciso che fosse ormai anacronistica.
La novità di fine settembre 2024, è che la cache di Google Search risulta definitivamente rimossa. Il trucco legato all’utilizzo dell’operatore cache:
non funziona più: anche la documentazione ufficiale Google risulta aggiornata, con la rimozione di ogni riferimento all’operatore in questione. Curiosamente, nella versione italiana della Panoramica degli operatori di ricerca di Google, l’operatore cache:
ancora risulta presenta al momento in cui scriviamo.
Rimane solo la partnership tra Google e Internet Archive: è questa la memoria del Web
Google non ha spiegato i motivi che hanno portato all’accantonamento della sua cache. Potrebbe essere spia della volontà dell’azienda di evitare la memorizzazione di informazioni aggiuntive sui suoi server: immaginate quanto possano pesare le copie cache generate e aggiornate per ogni singola pagina pubblicata sul Web e scansionata dal crawler di Google!
Si parla di crawl budget nel mondo SEO: pensate al “cache budget” che deve mettere in conto una realtà come l’azienda di Mountain View. Certo è che la rimozione della cache è un addio a una funzionalità che ogni professionista, dalla notte dei tempi, ha apprezzato e costantemente utilizzato.
L’alternativa proposta da Google si chiama Internet Archive: grazie alla collaborazione stretta con Archive.org, cliccando sui tre puntini presenti a destra di qualunque risultato di ricerca, scegliendo Scopri di più su questa pagina e infine scorrendo fino a trovare Visualizza versioni precedenti su Internet Archive’s Wayback Machine, è possibile aprire una versione navigabile del sito (i link funzionano) e scegliere come si presentava in passato.
L’istogramma che figura nella parte superiore della pagina, consente di usare una sorta di “macchina del tempo” e verificare come si presentava qualunque sezione di un sito Web pubblico in una certa data.