Della moneta virtuale Bitcoin abbiamo spesso parlato. Nemmeno due settimane fa avevamo pubblicato l’articolo Febbre da Bitcoin: raggiunto il massimo storico. Cos’è successo nel frattempo? Che la moneta ha toccato un nuovo massimo arrivando ad essere quotata addirittura 900 dollari. Una crescita esponenziale che da qualche ora ha subito uno stop (temporaneo?) tornando ad avere un controvalore pari a circa 500 dollari.
Chi segue la moneta da tempo è abituato a sentir parlare di una volatilità intraday elevatissima: il valore del singolo Bitcoin, infatti, non è mai stabile ed è sottoposto a frequenti e tutt’altro che lievi oscillazioni. Basti pensare che soltanto a fine dicembre 2012, una moneta Bitcoin valeva 13 dollari; oggi viene scambiata a 40 volte tale valore.
Se, da un lato, Bitcoin viene anche utilizzato nel “mercato nero” per acquistare oggetti e servizi illegali sfuggendo ai “canali ufficiali”, nei confronti della moneta virtuale non può essere steso alcun capo d’accusa. Bitcoin è pur sempre un “mezzo”, uno strumento, che può essere utilizzato per fare business. È bene però essere consapevoli dei rischi connessi (in primis la volatilità della valuta) e delle problematiche legate alla gestione del proprio portafoglio virtuale. Si sono registrati casi di portali di trading dissoltisi improvvisamente insieme con i Bitcoin degli utenti e tentativi di attacco nei confronti di chi dispone di un portafoglio contentente monete.
Bitcoin è comunque un fenomeno col quale i governi e le banche dovranno sempre più fare i conti. E se a parlare è lo stesso governatore della Federal Reserve statunitense, Ben Bernanke, sisgnifica che il successo di Bitcoin non ha ormai più confini.
Bernanke sottolinea i rischi “legati a questioni di supervisione e implementazione delle leggi” ma riconosce che le valute virtuali come Bitcoin “possono essere promettenti nel lungo termine” ed un giorno potrebbero consentire di “promuovere sistemi di pagamento più veloci, efficienti e sicuri“.
Oltreoceano, Bitcoin è sotto la lente d’ingrandimento di diverse agenzie federali. E sebbene la maggior parte di esse ne riconosca il legittimo utilizzo da parte dell’utenza, per il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America (DHS) Bitcoin sarebbe “una minaccia emergente“.
In una lettera indirizzato al senato, i responsabili del DHS avrebbero dichiarato: “si tratta di una nuova minaccia sulla quale stiamo investigando perché utilizzata dai criminali per condurre in porto operazioni illecite a livello internazionale“.
In Cina le operazioni di cambio tra la valuta locale (lo yuan) ed il Bitcoin rappresenterebbero già il 21% del totale, molto più dell’euro (6%). Il Paese estremorientale avrebbe visto in Bitcoin uno strumento eccezionale per proteggersi dai governi proni a politiche inflazionistiche o di deficit spending. Nel caso di Bitcoin, infatti, non potranno mai essere messe in circolazione più di 21 milioni di monete virtuali (oggi ve ne sono “in giro” 12 milioni) ed il processo di mining (ossia di ricerca) sarà sempre più difficoltoso, dispendioso e meno remunerativo.