Giro di vite su BitCoin. Lo stato della California ha inviato una lettera “cease and desist” a BitCoin Foundation, organizzazione che pubblica linee guida e codici di comportamento per il corretto impiego del network BitCoin.
BitCoin Foundation viene accusata di trarre profitto dalle transazioni di denaro senza aver ottenuto alcuna autorizzazione da parte degli enti regolatori statunitensi. Se la fondazione si rifiutasse di cessare i comportamenti contestati dalle autorità californiane, verrebbe multata di una somma compresa tra 1.000 e 2.500 per ogni giorno di ritardo.
Il problema di fondo è che BitCoin Foundation non gestisce denari: la richiesta inviata alla fondazione, quindi, appare totalmente fuori luogo e denota una scarsa conoscenza della piattaforma BitCoin.
Col tempo sono nate alcune società che si occupano di cambiare monete BitCoin in dollari così come in altre valute (Mt. Gox, ad esempio). Queste realtà sono però da qualche tempo nel mirino dei governi di mezzo mondo: gli Stati Uniti hanno infatti più volte rimarcato come l’intenzione sia quella di mettere dei paletti facendo rientrare lo scambio di monete elettroniche nelle normative che regolano le attività bancarie.
“Bitcoin“, lo ricordiamo, è una sorta di “moneta virtuale” che può essere coniata in modo anonimo da parte di chiunque e che può essere sfruttata per effettuare transazioni online. Il sistema su cui si basa “Bitcoin” è stato concepito nel 2008 da un ricercatore che si fa conoscere con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Esso sfrutta l’utilizzo di un software opensource e di una rete peer-to-peer.
“Bitcoin” non poggia su un database centralizzato ma su un archivio distribuito tra i vari nodi della rete in cui vengono registrate dinamicamente tutte le transazioni effettuate. L’impiego di un algoritmo crittografico fa sì che i “bitcoins” possano essere spesi solamente dal legittimo proprietario e che monete già “elargite” a terzi non possano essere in qualche modo recuperate.
“Bitcoin” evita di appoggiarsi a carte di credito ed istituti bancari spazzando via anche inflazione e tasse (chi usa le monete virtuali, dette gettoni, può volontariamente offrirsi di versare un corrispettivo per ciascuna transazione effettuata; in questo modo la velocità di trasferimento crescerà ed un incentivo per tenere attivi i nodi della rete). I detrattori, che la definiscono come “la moneta virtuale più pericolosa“, fanno comunque presente come “Bitcoin” possa essere potenzialmente sfruttato per avviare il commercio di materiale illegale attraverso la Rete. Diametralmente opposta la posizione della Electonic Frontier Foundation (EFF) che considera “Bitcoin” un progetto sottratto all’ingerenza dei governi.
L’attività di generazione di monete Bitcoin viene definita “mining” (si pensi ai “minatori d’oro”…) ed è molto pesante da svolgere perché richiede una notevole capacità computazionale (spesso vengono utilizzate batterie di sistemi o comunque i processori che equipaggiano le schede grafiche). Il consumo energetico ed il carico di lavoro richiesto dal singolo personal computer potrebbe non essere ripagato dal quantitativo di monete Bitcoin scoperte con l’attività di mining.
Secondo BlockChain, sito che elabora delle statistiche aggiornate sul funzionamento di Bitcoin, stima che gli utenti, giornalmente, utilizzino circa 1.000 megawattora di energia elettrica al giorno (vedere questa pagina) per un costo quotidiano di 150.000 dollari. Globalmente, i minatori Bitcoin metterebbero in cascina circa 470.000 dollari al giorno ma gran parte degli introiti sarebbe appannaggio di coloro che hanno allestito un’infrastruttura informatica all’altezza della situazione.
Un singolo Bitcoin valeva ad inizio anno 13 dollari mentre alcune settimane fa la valutazione della singola moneta è cresciuta a dismisura raggiungendo il picco storico di ben 266 dollari. Nel giro di poche ore – ed è questo che ha cominciato a far tremare molti – la quotazione è improvvisamente scesa a circa 100 dollari per poi risalire a 130 dollari. Oggi Mt.Gox, che gestisce gran parte delle transazioni legate a Bitcoin e che quindi permette l’acquisto e la vendita di monete, riporta una quotazione per il singolo Bitcoin intorno ai 105 dollari.
Secondo diversi analisti, dopo mesi e mesi in cui il prezzo del singolo Bitcoin era cresciuto a ritmi quasi esponenziali, saremmo entrati in una fase in cui il timone sarebbe stato preso in mano dagli speculatori. Chi aveva in tasca notevoli somme sotto forma di Bitcoin ha cominciato a realizzare guadagni davvero notevoli. Chi ha investito in Bitcoin sin dai primi tempi si troverebbe adesso nel portafoglio monete dal controvalore divenuto ormai davvero ingente.
Chi volesse indossare il cappello di minatore digitale deve allestire un portafoglio sicuro nel quale memorizzare le proprie monete Bitcoin quindi avviare uno speciale software che utilizzerà le risorse macchina per elaborare singole porzioni dei vari blocchi di dati. Come portafoglio Bitcoin è possibile utilizzare Electrum mentre l’applicazione Guiminer per il mining vero e proprio.
Siti web come questo permettono di suddividere il lavoro tra più utenti e di ottenere un “premio” in Bitcoin per l’attività svolta insieme con gli altri membri.