Classe 1955, Bill Gates è uno che con le previsioni ci sa fare. Tranne quando, distratto dalle “beghe legali” che Microsoft dovette affrontare con il Dipartimento di Giustizia USA e con l’Unione Europea per via delle pratiche monopolistiche contestate all’azienda, non si accorse dell’arrivo del fenomeno “dispositivi mobili”. “Oggi usereste tutti Windows Mobile se non fosse stato per quella causa” (iniziata nel 1998), dichiarò qualche anno fa lo stesso Gates ricordando lo storico fallimento che ancora brucia (e tanto) al cofondatore di Microsoft.
In un’intervista con Patrick Collison al Computer History Museum, Gates ha enfatizzato l’importanza per le nuove generazioni di concentrarsi su temi come bioterrorismo, cambiamento climatico, polarizzazione sociale, intelligenza artificiale (AI).
Bill Gates richiama l’attenzione anche sull’intelligenza artificiale: ma non ne era vivo sostenitore?
Gates ha raccontato come la sua maggiore preoccupazione durante la sua crescita fosse il pericolo di una guerra nucleare, un tema – purtroppo – ancora di scottante attualità. Nonostante le difficoltà, Gates ha anche evidenziato i progressi ottenuti nel corso degli anni. Ha affermato che, sebbene ci siano molte preoccupazioni, il panorama globale è notevolmente migliorato rispetto al passato, con persone che vivono più a lungo, che imparano di più e che sono più alfabetizzate.
Sul versante dell’intelligenza artificiale, i timori di Gates si concentrano in particolare sullo sviluppo incontrollato dell’AI.
Geoffrey Hinton, una delle figure chiave nello sviluppo dell’AI moderna, ha persino ipotizzato che una superintelligenza potenzialmente distruttiva potrebbe emergere entro i prossimi 5-20 anni. E le posizioni di Gates sono condivise anche da altri esperti.
Tuttavia, Gates non è contrario all’AI. Al contrario, ritiene che questa tecnologia sia un formidabile strumento per la crescita collettiva. Utile, ad esempio, per colmare lacune di competenze in settori cruciali. “Abbiamo una carenza di esperti medici, di persone che possano stare al passo con tutto, o di tutor di matematica nelle aree urbane“, ha spiegato. “Nel tempo, l’AI renderà l’intelligenza sostanzialmente gratuita“.
Gates ha paragonato l’entusiasmo per il personal computing degli anni ’70 con i movimenti odierni come crypto e AI: tra i primi appassionati di computer c’era un simile fervore e un senso di identità paragonabile a quello che sta avvenendo oggi.
Un agente AI per tutti nel giro di qualche anno
Correva il mese di novembre 2023 quando Gates scrisse che tutti avrebbero potuto beneficiare di un agente AI personale nel giro di 5 anni. Un lustro non è ancora passato da quella dichiarazione, eppure già oggi si sta assistendo all’introduzione progressiva di agenti AI a tutti i livelli.
A differenza dei chatbot e dei sistemi di automazione tradizionali, gli agenti AI hanno il potenziale per eseguire compiti complessi in modo autonomo, prendere decisioni in base a dati acquisiti in tempo reale (ad esempio flussi di dati in streaming o provenienti da sensori), interagendo con gli utenti e altri sistemi in modo avanzato.
Tentativi in tal senso li stanno facendo OpenAI, Anthropic e molte altre realtà. Microsoft stessa, attraverso la controllata GitHub, ha recentemente presentato la Modalità Agente di Copilot che si occupa di intervenire direttamente sul codice di programmazione, innestandosi nel flusso di lavoro dei team di sviluppo software.
Equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità
Per affrontare le sfide legate alla gestione dell’intelligenza artificiale è necessario che questa sia regolamentata in maniera corretta. Allo stesso tempo, diciamo noi, senza però applicare provvedimenti eccessivamente oppressivi che possano ostacolare la corsa all’innovazione.
Come abbiamo scritto nell’articolo sull’intelligenza artificiale spiegata facile, è importante trovare sempre il giusto equilibrio. D’altra parte, è essenziale porre dei paletti e definire delle responsabilità. In ottica futura, ad esempio, se un’AI prendesse una decisione errata o dannosa, chi ne è responsabile? Perché l’AI, ricordiamocelo, imita il cervello umano ma non può essere neanche lontanamente paragonata ai meccanismi che ne regolano il funzionamento.
Di recente, anticipando le celebrazioni per il 50esimo anno dalla fondazione di Microsoft, Gates ha annunciato la disponibilità della sua autobiografia con alcuni dettagli inediti sugli albori della sua carriera.
Credit immagine in apertura: video dell’intervista a Bill Gates, Computer History Museum (CHM)