Bill Gates, assistente personale basato su IA per tutti entro 5 anni

Entro cinque anni avremo a disposizioni assistenti digitali basati sull'intelligenza artificiale che conosceranno le abitudini e le attività dell'utente, fornendo proattivamente strumenti utili. L'ex numero uno di Microsoft spiega che l'idea degli agent, presentata nel 1995, diverrà realtà.

Il co-fondatore di Microsoft, Bill Gates, ci ha abituato alle sue periodiche previsioni che spaziano su diversi campi. Uno dei suoi memorandum più noti è “The Tidal Wave”: nel 1995 Gates prevedeva la rete Internet moderna e l’esplosione dei servizi ad essa correlati. Questa volta, dopo la presentazione dell’idea di Transformer da parte di un gruppo di tecnici Google nel 2017, e l’introduzione dei rivoluzionari modelli generativi OpenAI a fine 2022 (che hanno colto alla sprovvista buona parte della concorrenza…), scommettere sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale è semplice. Soprattutto sulla scorsa di quanto sta facendo Microsoft con Copilot in Windows e con Copilot per Microsoft 365.

Gli agent preconizzati da Gates nel 1995 assumono oggi la forma di assistenti personali basati sull’intelligenza artificiale

Correva l’anno 1995 quando Gates introdusse la sua idea di agent, componenti software in grado di comprendere i quesiti dell’utente e rispondere a tono usando il linguaggio naturale. Nel suo libro The Road Ahead, l’ex CEO e presidente di Microsoft (ruoli oggi ricoperti da Satya Nadella) spiegava che un agent può svolgere molti compiti diversi, in base alle conoscenze acquisite dall’utente.

La differenza rispetto al funzionamento dei modelli generativi “generalisti” è tutta qui. Mentre i modelli che conosciamo si basano su una fase di addestramento iniziale, sviluppata a partire da un corpus di informazioni fornite in ingresso (ad esempio tratte dalle pagine Web pubblicate), Gates pensa a un assistente personale che migliora la sua conoscenza sulla base dei dati condivisi dall’utente stesso.

Nei prossimi cinque anni la situazione cambierà completamente. Non dovrai utilizzare app diverse per attività diverse. Dirai semplicemente al tuo dispositivo, nel linguaggio di tutti i giorni, cosa vuoi fare. E a seconda della quantità di informazioni che scegli di condividere, il software sarà in grado di rispondere personalmente perché avrà una conoscenza approfondita della tua vita. Nel prossimo futuro, chiunque sia online potrà avere un assistente personale dotato di un’intelligenza artificiale che va ben oltre la tecnologia odierna“, scrive Gates in una nota.

Copilot trasforma in un prodotto concreto l’idea degli agent

Non trovate delle affinità con quanto Microsoft sta adesso realizzando con Copilot e, in particolare, con la versione destinata agli utenti della suite Microsoft 365? Siamo ancora in fase embrionale ma l’idea è evidentemente quella di realizzare quanto previsto da Gates.

L’azienda di Redmond ha fallito con Cortana ma quell’esperienza, unita ai passi in avanti compiuti grazie allo sviluppo delle intelligenze artificiale, consentirà di compiere un deciso balzo in avanti. Già oggi Copilot per Microsoft 365 si propone di riassumere testi, creare documenti da zero, predisporre email e rispondere ai messaggi, creare report delle riunioni online partecipandovi direttamente, sviluppare – con la collaborazione del nuovo OneDrive 3.0 – un’approfondita conoscenza su tutti i documenti e le attività svolte quotidianamente dal professionista e dall’impresa.

Gli agent non cambieranno solo il modo con cui tutti interagiscono con i computer. Sovvertiranno anche l’industria del software, determinando la più grande rivoluzione nell’informatica da quando siamo passati dalla digitazione dei comandi al tocco delle icone“, continua Gates.

Il funzionamento di un vero assistente personale, secondo Gates

Anche Clippy, che come dice Gates, in tanti prendono ancora in giro, era un assistente personale. Era il 1997 e le “prestazioni” di quella spilletta fermacarte virtuale erano piuttosto mediocri. In alcuni casi il funzionamento di Clippy era talmente fastidioso che tanti utenti correvano a disattivarlo. Oggi qualcuno si è addirittura divertito a trasformare Clippy con ChatGPT rendendolo un formidabile aiutante.

Gates dice che i tempi sono maturi per dotarsi di un vero assistente personale capace, con l’autorizzazione dell’utente, di seguire le sue interazioni online, gli spostamenti nei luoghi del mondo reale, di conoscere il rapporto con le persone in carne ed ossa, con le attività professionali e gli impegni giornalieri. Questo assistente personale potrà così sviluppare una conoscenza dettagliata delle relazioni personali e lavorative, degli hobby, degli interessi e della routine quotidiana di ciascun individuo. Ciascuna persona potrà scegliere come e quando far intervenire l’assistente personale per ottenere un aiuto o chiedere supporto per assumere una decisione.

Clippy, oltre alla maggior parte dei tool basati su modelli generativi che usiamo oggi, sono fondamentalmente bot. Gli agent che ha in mente Gates sono più intelligenti: sono proattivi, capaci di dare suggerimenti prima di avviare un’interazione. Sono in grado di svolgere attività al posto dell’utente e migliorano nel tempo perché ricordano le attività e riconoscono intenzioni e modelli di comportamento.

L’impatto più entusiasmante degli agent è il modo con cui democratizzeranno servizi che oggi sono troppo costosi per la maggior parte delle persone. Avranno un’influenza particolarmente grande in quattro aree: assistenza sanitaria, istruzione, produttività, intrattenimento e shopping“, osserva ancora Gates.

Il tema della privacy sarà sempre più attuale e delicato

Avete presente lo sforzo che Microsoft sta rivestendo per portare Copilot in Europa? Ecco, con l’idea degli agent basati sull’intelligenza artificiale, il tema privacy sarà sempre più scottante.

Gli utenti dovranno essere in grado di stabilire con cura a quali informazioni può avere accesso l’agent e quali tipi di interazioni sono consentite. Ma chi effettua il trattamento dei dati condivisi con l’agent e come accurarsi che essi siano usati in modo appropriato? “Nessuno vuole iniziare a ricevere annunci relativi a qualcosa che ha detto al proprio agent“, commenta Gates. “Le forze dell’ordine possono utilizzare le conoscenze acquisite dall’assistente personale come prova contro il singolo individuo? E quando l’assistente si rifiuterà di fare qualcosa che potrebbe essere dannoso per l’utente o per altre persone? Chi sceglie i valori da comunicare all’assistente e i principi etici sui quali deve basare il suo comportamento?“.

C’è poi il tema della condivisione delle informazioni: non è possibile che un agente si metta a parlare con l’assistente digitale di un altro utente con il rischio che riveli informazioni personali e dati riservati.

Insomma, il percorso imboccato sembra ormai già tracciato ma ci sono una serie di domande prioritarie per l’industria tecnologica e i legislatori alle quali è necessario fornire risposte convincenti in tempi brevi.

Credit immagine in apertura: iStock.com/Just_Super

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