Google ha presentato oggi il suo nuovo strumento BigQuery Omni che consente agli sviluppatori di inviare query ai principali servizi cloud: Google Cloud Platform, Amazon AWS e Microsoft Azure così da mettere facilmente in comunicazione e realizzare servizi multi-cloud.
Sviluppato al di sopra della piattaforma ibrida Google Anthos (Anthos è la soluzione Google che unisce piattaforme cloud differenti tra loro), BigQuery Omni permette e facilita l’utilizzo del motore BigQuery per elaborare i dati che si trovano “su più nuvole”, comprese quelle dei principali concorrenti quali Amazon AWS e Microsoft Azure (il supporto per quest’ultimo sarà aggiunto a breve).
Utilizzando un’interfaccia unificata, gli sviluppatori possono intervenire sui dati a livello locale senza doverli spostare da una piattaforma all’altra.
“I nostri clienti memorizzano petabyte di informazioni in BigQuery, con la consapevolezza che tutti i dati sono al sicuro“, ha dichiarato Debanjan Saha, responsabile della divisione Engineering for Data Analytics di Google Cloud. “I nostri clienti fanno molti tipi diversi di analisi in BigQuery. Ad esempio, utilizzano le capacità di machine learning integrate per svolgere valutazioni in tempo reale e analisi predittive. (…) Molti dei nostri utenti (che hanno adottato Google Cloud Platform, n.d.r.), si chiedono però anche come possono estendere l’uso di BigQuery ad altre nuvole“.
Google ha da tempo evidenziato come, a suo avviso, il multi-cloud sia il futuro, cosa con cui la maggior parte dei suoi concorrenti sarebbero probabilmente d’accordo. Tutti i vendor, però, vorrebbero ovviamente che si usassero i loro strumenti, anche se i dati si trovano su servizi concorrenti o se sono generati al di fuori della piattaforma.
Con BigQuery, Google lancia la sfida ai diretti concorrenti spiegando che si tratta di una soluzione in grado di venire incontro alle necessità dei clienti che ambiscono a elaborare i loro dati indipendentemente dalla posizione.
BigQuery Omni è una nuova spallata alle barriere che separano i dati consentendo di estrarre informazioni e valori in maniera più veloce ed efficace. Gli sviluppatori possono così abilitare l’acquisizione di nuove conoscenze e usare un’interfaccia SQL standard per interagire con tutti i dati.
L’annuncio di oggi è anche un buon esempio di come la scommessa di Google su Anthos stia dando i suoi frutti rendendo più facile per l’azienda la gestione delle implementazioni multi-cloud ma anche di estendere la portata dei propri prodotti sfruttando i servizi di più fornitori completamente differenti.
BigQuery Omni non è ancora disponibile per Azure perché Anthos per Azure è ancora in anteprima mentre il supporto AWS è stato reso disponibile ad aprile 2020.