Tim Berners-Lee (nella foto a lato), universalmente considerato “il padre” del World Wide Web, è intervenuto per trattare alcune tematiche a lui molto care come quelle della libertà d’espressione degli utenti in Rete e di un web che dovrebbe essere sempre il più possibile “aperto”. L’informatico britannico, insignito nel 2004 del titolo di “Cavaliere Comandante dell’Ordine dell’Impero“, ha iniziato spiegando che gli utenti, comunemente, rivelano una vasta mole di informazioni personali sul web. Con l’avvento dei social network e di servizi online sempre più integrati fra loro, ciò accade molto più che in passato.
Berners-Lee non contesta né l’invio di tali dati né la loro raccolta da parte di aziende quali Facebook e Google ma esorta tutte le aziende che offrono servizi a condividere tali informazioni con l’utente stesso. Per l’inventore inglese, insomma, i dati non devono finire in una sorta di contenitore dalle pareti stagne ma deve essere offerta la possibilità all’utente di gestire liberamente e con semplicità tali informazioni. Inoltre, spiega Berners-Lee, le aziende debbono chiaramente specificare cosa verrà fatto e cosa non lo sarà dei dati trasmessi dagli utenti.
Ryan Calo, uno degli esperti dell’Università di Stanford, ha commentato le parole di Berners-Lee aggiungendo che la possibilità, per ogni singolo utente, di accedere ai dati conservati sui server delle varie società potrebbe contribuire a diffondere una maggiore consapevolezza sul problema della privacy. E non importa se i dati raccolti non siano strutturati; è interessante capire quali informazioni, sul proprio conto, sono state via a via raccolte.
Le argomentazioni di Berners-Lee si sono inserite in una più ampia discussione riguardante una recente proposta di legge che vorrebbe assegnare agli organismi di intelligence del Regno Unito una serie di strumenti e poteri per sorvegliare le comunicazioni digitali.