“Il World Wide Web è nato sul mio sistema desktop, nel 1990, a Ginevra: consisteva di un solo sito web e di un browser“. Così inizia il lungo articolo redatto da Tim Berners-Lee (nella foto), inventore del “World Wide Web” (tra il 1989 e il 1990 ha scritto il primo client/server web e la prima versione di quello che sarebbe poi divenuto il linguaggio HTML), per il magazine “Scientific American“. “Sia le pagine web che il browser risiedevano sul medesimo computer“, continua Berners-Lee. “Questa semplice configurazione ha mostrato comunque un concetto nuovo molto importante: ogni persona, da allora, avrebbe avuto le potenzialità per condividere informazioni con chiunque altro, da qualunque locazione geografica“. Oggi, in occasione del suo ventesimo anniversario, il Web è ormai parte integrante delle nostre vite. “Il Web così come lo conosciamo, tuttavia, è minacciato“, ha aggiunto il professore del MIT (Massachusetts Institute of Technology). “Alcuni dei cittadini del Web, che hanno avuto un gran successo, stanno cominciando a rinnegare i suoi principi di base“. Berners-Lee punta esplicitamente il dito nei confronti dei social network, Facebook in primis, sostenendo come stiano “blindando” le informazioni pubblicate dagli utenti registrati, separandole dal resto del Web. “Facebook, LinkedIn, Friendster ed altri siti similari “catturano” i dati dell’utente non appena li inserisce. (…) Tali informazioni vengono poi combinate in un database ben strutturato quindi riutilizzate per offrire all’iscritto servizi aggiuntivi. (…) Una volta inseriti i dati, l’utente non può utilizzarli agevolmente su altri siti. (…) Sì, le pagine sono sul web ma i dati specificati non lo sono“.
Lo scienziato guarda poi con preoccupazione alla tendenza, da parte di alcuni provider, a limitare l’accesso verso taluni siti web ed alle attività di monitoraggio degli utenti poste in essere da alcuni governi, non solo di stampo totalitario.
“Qualora noi, in qualità di utenti, dovessimo ignorare questi nuovi pericolosi trend, il Web potrebbe essere destinato alla frammentazione. Potremmo perdere la libertà di collegarci con qualunque genere di sito web“, ha osservato Berners-Lee.
L'”universalità” è il principio che dev’essere sempre alla base del Web: quando si realizza un link, all’interno di una pagina, si deve poter essere liberi di fare riferimento a qualunque tipo di risorsa. Il padre del WWW cita anche un altro concetto, quello della “decentralizzazione”. L’autore di una pagina non deve cioè avere l’approvazione di un’autorità specifica per pubblicare un contenuto od un link.
Berners-Lee è molto critico nei confronti dei social network come Facebook: secondo lo scienziato, essi “isolano” l’utente ed, in particolare, le informazioni da lui inserite nell’applicazione web che governa il funzionamento del sito. “Ogni informazione non è accessibile utilizzando un apposito URI, da qui l’isolamento“, scrive. “Quindi, più una persona utilizza il sito web più ne resta avvinghiato. Il social network diventa una piattaforma a valenza centrale e non si ha più pieno controllo delle informazioni introdotte“.
L’ideatore del Web polemizza con la natura “chiusa” di Facebook e degli altri social network citando di aver accolto con favore iniziative che mirano a porre le basi per siti “open” (GNUSocial e Diaspora, ad esempio).
Berners-Lee insiste poi sull’impiego di “standard aperti” ed usa parole taglienti nei confronti di quelle aziende che, per esempio, stanno cercando di allestire dei micromondi chiusi. Cita Apple che con iTunes utilizza un URI proprietario (itunes:
) anziché usare il classico http:
. “I link itunes:
“, commenta l’ingegnere inglese “sono accessibili solamente utilizzando il software Apple iTunes, che è proprietario. Non è possibile linkare una risorsa e renderla visionabile da parte di chiunque (…) Il mondo iTunes è centralizzato è separato dal resto del Web“.
Parlando del futuro, Berners-Lee spiega che il Web potrà continuare a crescere e prosperare, a patto che non si dimentichino i principi che ne hanno portato alla nascita ed all’espansione: “l’evoluzione del Web non è nelle mani di una singola persona o di una sola organizzazione“.