Era la fine del 2017 quando Apple ammise di limitare le prestazioni degli iPhone via software (iOS) con il preciso intento di evitare lo spegnimento improvviso dei dispositivi più vecchi. Batterie usurate possono infatti portare a comportamenti anomali, come lo spegnimento improvviso del terminale. Ecco perché l’azienda di Cupertino decise di optare per un “trucco”: ridurre artificiosamente le performance degli iPhone più datati per evitare incidenti.
Sin dal 2016, ci si accorse delle prestazioni ridotte evidenziate dagli iPhone di precedente generazione e si iniziarono a svolgere una serie di verifiche. A valle dei controlli, emerse come la causa dei “rallentamenti” fosse proprio iOS.
Scoppiò quindi il caso batterygate che negli USA aprì la strada a una vertenza legale avviata in massa da tanti consumatori. A distanza di anni, l’esito più concreto della class action consiste in un rimborso di quasi 100 dollari che la Mela ha iniziato a inviare agli utenti.
Apple chiude il batterygate pagando quasi 100 dollari a ogni utente possessore di un vecchio iPhone
Come annunciava qualche giorno fa il sito aperto per seguire da vicino la vicenda, Apple ha accettato di pagare 500 milioni di dollari ai possessori degli iPhone interessati dal batterygate, quindi dalla limitazione delle prestazioni imposta “di fabbrica”.
Non sarebbe stato meglio informare gli utenti circa la necessità di sostituire la batteria ed eventualmente chiedere conferma circa l’applicazione delle limitazioni di performance, piuttosto che introdurle di default con un aggiornamento software?
Per provare a “mettere una toppa” e porsi alle spalle il madornale errore, Apple ha dapprima ridotto il costo delle batterie sostitutive per gli iPhone. Successivamente, ed è la novità di questi giorni, ha iniziato a inviare dei rimborsi da 92,17 dollari a ciascun utente possessore di un vecchio iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus o SE residente negli USA. Per ottenere il corrispettivo, bisognava aver avanzato una richiesta di risarcimento entro la scadenza di ottobre 2020.
Apple si è scusata per non aver informato adeguatamente gli utenti circa la problematica in questione ma ha sempre negato qualsiasi accusa. In particolare non ha mai avallato la tesi dell’accusa, secondo cui la Mela stava “riducendo intenzionalmente le prestazioni” di alcuni suoi dispositivi sottolineando di non aver commesso alcun illecito. L’azienda guidata da Tim Cook spiega che il motivo del pagamento agli utenti affonda le radici nella volontà di “evitare controversie fastidiose e costose“.
Credit immagine in apertura: iStock.com – Poravute