Lo Stato incassa circa 462 milioni di euro dalla concessione d’uso della cosiddetta “Banda L”. Ad aggiudicarsi l’asta sono state Telecom Italia e Vodafone che verseranno, rispettivamente, 230 milioni per il lotto A e quasi 232 milioni per il lotto B.
Telecom si è aggiudicata il blocco compreso tra 1452 e 1472 MHz mentre Vodafone si è accaparrata la licenza per l’utilizzo dello spettro di frequenze compreso tra 1472 e 1492 MHz.
Che cos’è la banda L?
In tutta Europa la banda di frequenza compresa tra 1452 e 1492 MHz viene definita banda L. Si tratta di uno spettro di frequenze che può essere utilizzato dagli operatori di telefonia mobile per migliorare la cosiddetta carrier aggregation.
I fornitori di servizi di connettività dati su UMTS, HSDPA, LTE e LTE Advanced possono utilizzare le frequenze da poco messe all’asta in Italia per offrire un’ampiezza di banda ancora maggiore alla clientela per ciò che riguarda il tratto fra la base station ed il terminale mobile del cliente.
Si tratta di un canale supplementare (non a caso viene battezzato supplemental downlink) che gli operatori di telefonia mobile potranno sfruttare per migliorare ulteriormente la qualità del servizio e le sue potenzialità.
La banda L consentirà agli operatori di meglio soddisfare le richieste asimmetriche di traffico dati favorendo, ad esempio, un più rapido download dei contenuti multimediali o comunque il funzionamento di quelle applicazioni che richiedono molta banda in downstream.
Il Governo aveva stimato un introito di circa 600 milioni di euro. Nonostante quanto introitato sia comunque superiore alla media europea, è molto probabile che l’assenza di offerte provenienti da Wind e 3 Italia sia da ricondursi alla recente storica fusione tra le due aziende: Joint venture tra Wind e 3 Italia: accordo siglato.
La disponibilità di frequenze in capo a Wind e 3 potrebbe avere indotto i vertici delle due società ad evitare un esborso economico che, in forza della joint venture di agosto, potrebbe essere parso superfluo.