Altrimenti noti come egress fee, i costi di uscita dai vari servizi cloud hanno rappresentato un serio problema per professionisti e aziende di tutto il mondo. Sì, perché l’applicazione di tariffe speciali quando gli utenti dispongono il trasferimento dei dati al di fuori di un servizio cloud può risultare davvero onerosa. Tanto da diventare una forma di vendor lock-in, pratica con cui un fornitore di servizi di fatto obbliga il cliente a continuare ad utilizzare le sue soluzioni. I costi di uscita dalle varie piattaforme cloud spesso varia in base alla quantità totale di dati trasferiti in un determinato periodo di tempo o in forza delle destinazioni prescelte dall’utente.
AWS cancella in costi di uscita dalla sua piattaforma cloud
Seguendo le orme di Google Cloud, anche AWS annuncia l’eliminazione delle tariffe di trasferimento per gli utenti che migrano verso altri servizi. La decisione, confermata con la pubblicazione di un comunicato ufficiale, segna un momento cruciale nell’evoluzione del cloud computing. L’iniziativa di Amazon non solo alleggerisce il carico finanziario per gli utenti, ma snellisce le attività di verifica da parte degli enti regolatori.
Le prese di posizione di Google Cloud prima e di AWS poi, mirano a una piena conformità con le disposizioni di legge europee che hanno come obiettivo principale quello di stimolare la concorrenza e rendere interoperabili i prodotti dei vari fornitori.
Google ha azzerato i costi di uscita a gennaio 2024: in qualità di terzo fornitore assoluto di servizi cloud, l’azienda di Mountain View ha posto una vera e propria pietra miliare. Dopo che AWS si è posta sulla stessa scia, adesso tocca a Microsoft Azure esprimersi. Come secondo player nel mercato cloud globale, tutti gli analisti scommettono che a questo punto anche l’azienda di Redmond sia costretta a “cedere” adottando misure molto simili a quelle applicate dai diretti rivali.
Cosa cambia davvero per gli utenti di AWS
Finora, AWS offriva trasferimenti dati gratuiti fino a 100 GB al mese, sufficienti per il 90% degli utenti. Con l’abolizione delle tariffe di trasferimento, AWS garantirà un “credito temporaneo” per i trasferimenti dati che superano il volume di dati previsto a titolo gratuito. Gli utenti avranno quindi un “periodo di grazia” di 60 giorni per completare il trasferimento.
Un aspetto interessante è che, a differenza di Google Cloud, che richiede la chiusura dell’account dopo l’avvenuta migrazione, AWS tollera il mantenimento dell’account anche dopo il passaggio a un altro servizio. “Non c’è bisogno di chiudere il tuo account o modificare il tuo rapporto con AWS. Se lo desideri, sei il benvenuto e puoi tornare in qualsiasi momento“, si legge nella nota dell’azienda di Jeff Bezos.
Al netto di tutto, va osservato che sebbene i costi di uscita dalle principali piattaforme cloud siano destinati a tramontare, alcuni fornitori mettono nelle mani degli utenti prodotti che mal si integrano con i servizi concorrenti. Ci vuole quindi un passaggio in più che spinga significativamente l’acceleratore sull’aspetto interoperabilità.
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