Meta è una di quelle aziende che sta spingendo tantissimo sull’intelligenza artificiale. Se i chatbot AI per Facebook e Instagram sono ancora in fase di sviluppo, lo stesso non si può dire di AudioCraft, una suite di strumenti di AI generativa per creare musica tramite un semplice prompt testuale.
L’AI crea suoni e anche interi brani con AudioCraft di Meta
Il tool di Meta è composto da tre elementi fondamentali che vanno ad occuparsi delle rispettive tre aree per la generazione di un contenuto audio. MusicGen opera a partire dall’input testuale ed è un modello che è stato allenato con oltre 20.000 ore di musica di cui Meta detiene i diritti. AudioGen è invece capace di simulare il rumore dei passi, l’abbaiare dei cani, sirene e altri suoni che è possibile ascoltare un po’ ovunque. Infine c’è EnCodec, che aiuta l’utente a creare suoni con pochi artefatti (che si presentano quando un contenuto audio viene manipolato troppo).
Meta ha dato la possibilità alla stampa di ascoltare alcuni sample realizzati con AudioCraft. Secondo TheVerge, fischi, sirene e ronzii sembrano abbastanza naturali. Lo stesso non si può invece delle chitarre inserite in alcuni brani, che manifestano la loro natura artificiale.
Secondo i primi commenti apparsi sulla stampa digitale, AudioCraft potrebbe essere utilizzato al momento “solo” per generare musica di sottofondo per creare l’atmosfera giusta o che si può ascoltare in ascensore, ad esempio. Non è invece un tool pronto per creare il prossimo successo pop. In quel di Meta sono consapevoli degli attuali limiti, ma sono comunque convinti che il nuovo modello passa dare il via ad una sorta di rivoluzione, come quella che c’è stata con l’avvento dei sintetizzatori.
Pensiamo che MusicGen possa trasformarsi in un nuovo tipo di strumento, proprio come i sintetizzatori quando sono apparsi per la prima volta.
Non tutti però hanno accolto positivamente l’annuncio prima e il lancio poi di AudioCraft. Etichette discografiche e artisti hanno infatti già lanciato l’allarme sui pericoli dell’intelligenza artificiale, poiché molti temono che i modelli AI possano utilizzare materiale coperto da copyright per l’addestramento.
E poi ci sono i musicisti veri, che al pari di altri professionisti (si veda il caso di Secret Invasion), si sentono minacciati dall’impiego sempre più massiccio dell’AI.