Era il 27 giugno 1972 quando a Sunnyvale, in California, Nolan Bushnell e Ted Dabney fondarono Atari, un’azienda il cui nome resta scolpita nella memoria di chiunque sia nato tra gli anni ’60 e ’80.
Atari, il cui nome deriva da un verbo giapponese che ha il significato di “colpire il bersaglio“, era sinonimo di innovazione e di rivoluzione nel campo dell’hardware per il settore videoludico.
La console più riuscita destinata agli appassionati di videogiochi fu Atari 2600 (1977): non era la prima in assoluto ma seppe guadagnarsi un successo sconfinato.
A differenza di altre proposte dell’epoca, Atari 2600 utilizzava cartucce intercambiabili per memorizzare i giochi, un formato che la rese incredibilmente popolare e che è rimasto apprezzato per anni.
Grazie al successo dell’Atari 2600, il marchio di Bushnell e Dabney è riuscito a raggiungere la vetta: fino al lancio del NES (Nintendo Entertainment System) nel 1983, il nome Atari era legato alla soluzione migliore per il gaming. Almeno parlando di console.
Quello che per molti è il primo gioco arcade elettronico della storia, Pong, ha visto la luce sei mesi dopo la nascita di Atari, il 29 novembre 1972. Non fu il primo Pong della storia: Magnavox l’aveva presentato tempo addietro tanto che la società decise di intentare una vertenza legale contro Atari.
Gli anni ’70 e ’80 segnarono un periodo florido per Atari che riuscì a mantenere la sua leadership. Nel frattempo, però, il mercato iniziò a popolarsi di nuovi concorrenti e la situazione iniziò a complicarsi.
Il fallimento di Atari Jaguar (novembre 1993), una console in anticipo sui tempi, segnò tuttavia l’inizio della fine dell’azienda, incapace di resistere all’assalto dei nomi che arrivavano dall’altra parte del Pacifico.
Nel 1996, con concorrenza già irraggiungibile, dopo i fiaschi economici di Lynx e Jaguar, Atari si fonde con un’altra società, la JTS Inc. Da allora le sue attività nel campo dell’hardware furono però sospese e la società non rimise più piede nel segmento di mercato in cui, un tempo, faceva la parte del leone.
Con l’inizio del nuovo millennio, dopo che il marchio Atari era passato attraverso diversi proprietari, fu acquisito da Infogrames che decise di sfruttarne il suo nome altisonante: dapprima per firmare alcune sue release e successivamente adottandolo come nuova denominazione della società. L’Atari di oggi è quindi ciò che Infogrames era una volta.
All’inizio del 2013 tutte le filiali di Atari dichiararono il fallimento poiché sia prima che dopo l’acquisizione da parte di Infogrames i risultati economici erano negativi. Una volta ripuliti i conti, Atari si è concentrata su nuove aree di business come i giochi per i dispositivi mobili e il free to play, sulle criptovalute e dal 2021 anche sull’apertura di una catena di hotel a tema grazie al valore conservato dal brand nel tempo. Le prime aperture, secondo quanto anticipato, avverranno a Dubai, Gibilterra e Spagna. È stata fatta anche menzione di un probabile ritorno nel mercato dell’hardware, notizia che sarebbe davvero storica.
Su Youtube è pubblicata l’intervista a Nolan Bushnell registrata in occasione dei 50 anni dell’azienda.