Nonostante la crisi, la banda larga resta un volano sicuro per guardare alla ripresa. Ne è certa Assoprovider, associazione dei provider indipendenti, che si è rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, con una lettera aperta.
“Nei giorni scorsi abbiamo udito indicare da molteplici autorevoli parti come l’uscita dalla crisi passi anche attraverso la creazione di un’infrastruttura NGAN. Rappresentando circa 200 dinamiche aziende del settore non possiamo esimerci dal portare il nostro contributo di conoscenza per contribuire al miglioramento del mercato delle Telecomunicazioni“, scrive Assoprovider precisando subito che la ricetta proposta sarebbe immediatamente attuabile, non aggravierebbe la spesa pubblica, ma anzi, favorendo l’accesso di nuovi operatori, faciliterebbe l’ingresso di nuovi introiti per le casse dello Stato.
Per Assoprovider, innanzi tutto, si dovrebbe stimolare gli investimenti di nuovi imprenditori nella costruzione di reti a banda larga. “Un nuovo imprenditore nel settore delle “reti dati” in una città con più di 200.000 abitanti, a causa degli attuali contributi amministrativi, per acquisire il suo primo cliente del servizio “rete dati” deve versare allo Stato un contributo amministrativo annuale di 55.000,00 euro (a titolo informativo e puramente comparativo il settore televisivo è tenuto al contributo amministrativo per l’1% del fatturato)“, osserva Dino Bortolotto, presidente dell’associazione, che propone un contributo non più basato sul versamento di una quota fissa ma strettamente legato al fatturato.
Bertolotto auspica anche una razionalizzazione per ciò che riguarda lo sfruttamento dello spettro radio, una risorsa che viene definita “scarsa” dal legislatore. Vengono allora suggeriti canoni da applicare agli operatori che non prevedano particolari sconti per quelle aziende che si accaparrano grandi porzioni dello spettro.
Assoprovider si esprime infine sulla rete di nuova generazione: “con un’azione d’informazione e di agevolazione del microcredito riteniamo possibile coinvolgere direttamente i cittadini nell’acquisizione dell’ultimo miglio di pertinenza della loro unità immobiliare (valore stimato attorno ai 500 Euro per unità). Tale azione avrebbe un costo di denaro pubblico irrilevante per l’attività d’informazione e vedrebbe il denaro privato investito in un bene durevole che accresce l’economia del territorio e il valore patrimoniale dell’immobile. Un’azione che porta benefici alle imprese, al territorio e ai cittadini, mediante una diffusa attivazione di lavori sostenuti dal credito privato e non dalla mano pubblica” scrive Bertolotto.
Secondo le conclusioni tratte da Assoprovider, la mancanta assunzione dei provvedimenti consigliati andrebbe “a discapito del mercato e impedisce un reale rilancio dell’economia nazionale in questo settore così decisivo per il presente e il futuro del nostro Paese“.