Non c’è solo la questione Apple Intelligence a rendere particolarmente teso il rapporto tra Apple e la Commissione Europea. Quest’ultima ha infatti avviato un procedimento per assicurarsi che l’azienda californiana rispetti il Digital Markets Act per quel che riguarda il supporto di dispositivi connessi di terze parti, come smartwatch e cuffie.
In particolare, la società di Cupertino – dovendosi allineare al DMA – è tenuta a garantire una interoperabilità gratuita a sviluppatori e imprese di terze parti, sia per le funzionalità software che hardware di iOS e iPadOS, due piattaforme considerate gatekeeper ai sensi della normativa. Si ricorda che il DMA è stato approvato con lo scopo di garantire mercati digitali equi, soprattutto perché in gioco ci sono aziende del calibro di Apple che, vista la posizione dominante, hanno tutte le risorse per ostacolare la concorrenza.
Il procedimento in questione riguarda le funzioni di connettività di iOS per dispositivi come smartwatch, cuffie e visori, che per garantire un’esperienza utente completa e senza compromessi devono poter contare proprio su una interoperabilità efficace. Inoltre, Apple deve concedere massima libertà agli sviluppatori, che devono poter accedere alle funzionalità dell’ecosistema in modo funzionale.
La CE ha concesso ad Apple sei mesi per applicare tutte le modifiche necessarie per conformarsi al DMA. In caso di rifiuto, sulla scrivania di Tim Cook potrebbero arrivare multe pari fino al 10% del fatturato annuo dell’azienda.
La risposta di Apple
Non si è fatta attendere la risposta di Apple, che ha rilasciato la seguente dichiarazione alla redazione di 9to5mac.
«In Apple, siamo orgogliosi di aver creato oltre 250.000 API che consentono agli sviluppatori di creare app che accedono al nostro sistema operativo e alle nostre funzionalità in un modo che garantisce la privacy e la sicurezza degli utenti. Per conformarci al DMA, abbiamo anche creato dei modi per consentire alle app in UE di richiedere un’ulteriore interoperabilità con iOS e iPadOS, proteggendo al contempo i nostri utenti», afferma l’azienda.
«Minare le protezione che abbiamo costruito nel tempo metterebbe a rischio i consumatori europei, offrendo ai malintenzionati più modi per accedere ai loro dispositivi e ai loro dati. Continueremo a lavorare in modo costruttivo con la Commissione Europea per trovare una strada che possa proteggere i nostri utenti europei e chiarisca la normativa», conclude.