Apple ha da tempo avviato una campagna incentrata sul rispetto della privacy degli utenti sostenendo che “quello che succede sul tuo iPhone resta davvero sul tuo iPhone”.
Secondo un resoconto elaborato da ricercatori indipendenti, infatti, Apple raccoglierebbe informazioni estremamente dettagliate su ciascun utente, anche dopo aver disattivato il tracciamento.
Tommy Mysk e Talal Haj Bakry, due sviluppatori di app e ricercatori di sicurezza presso la società di software Mysk, hanno dato un’occhiata ai dati raccolti da una serie di app per iPhone: App Store, Apple Music, Apple TV, Libri e Azioni. I due hanno scoperto che le impostazioni sulla privacy e la disattivazione della raccolta dei dati di analytics non hanno alcun effetto: importanti volumi di dati vengono comunque scambiati con i server Apple.
L’App Store sembra raccogliere informazioni su ogni singola cosa che l’utente fa in tempo reale: vengono inviate a Apple indicazioni sugli elementi “toccati”, quali app si sono cercate, quali annunci ha visto l’utente, per quanto tempo è stata utilizzata un’app e come è stata trovata. L’app invia ad Apple anche dettagli sull’utente e sul dispositivo in uso compresi numeri identificativi, il tipo di telefono utilizzato, la risoluzione dello schermo, le lingue scelte per la tastiera, le informazioni sulla connessione Internet e altro ancora.
Oltre ad App Store, tutte le altre app Apple citate, hanno condiviso informazioni personali con i server della Mela.
Per verificarne il comportamento, i ricercatori hanno utilizzato due diversi dispositivi: un iPhone sottoposto a jailbreaking con iOS 14.6 ha permesso loro di decrittografare il traffico ed esaminare esattamente quali dati venivano inviati; un iOS 16 in configurazione standard con il quale gli studiosi hanno potuto confermare il risultato dei test.
In questo video Mysk offre un’attenta disamina di tutti i dati che vengono acquisiti da Apple.
Dopo la pubblicazione del report dei ricercatori Mysk da parte di Gizmodo, arriva la notizia dell’avvio di una class action nei confronti di Apple. La vertenza è stata avviata presso il tribunale federale della California sostenendo che le garanzie sulla privacy di Apple sarebbero completamente illusorie.
“Attraverso la sua pervasiva e illegale attività di tracciamento e raccolta dei dati, Apple conosce anche gli aspetti più intimi e potenzialmente imbarazzanti dell’utilizzo delle app da parte dell’utente, indipendentemente dal fatto che questi accetti l’offerta di Apple di mantenere tali attività private“, si legge nel testo presentato ai giudici federali.
Al momento Apple non ha rilasciato commenti sulla vicenda ma in gioco c’è a questo punto anche la credibilità di un’intera azienda.