Gli ingegneri di Apple hanno ripetutamente dimostrato di essere tra i migliori progettisti di SoC. Le prestazioni del chip M1 hanno dapprima sorpreso e poi convinto tutti: il passaggio dalla piattaforma Intel x86 all’architettura di derivazione ARM sui sistemi Mac è stata un vero successo. Un’operazione, certo, che non è frutto dell’improvvisazione ma dell’esperienza maturata da Apple nel corso della sua storia fatta di molti ostacoli e altrettante migrazioni da una piattaforma all’altra.
Se la potenza dell’ultimo M1 Max aveva destato meraviglia, il nuovo M1 Ultra, appena presentato, si accinge a smuovere ancora il mercato.
Apple non ha fatto altro che collegare due chip M1 Max tramite un’interconnessione che era stata abilmente tenuta segreta dai tecnici della Mela ma la cui presenza era stata precedentemente individuata sottoponendo il SoC a una meticolosa scansione.
È questo il “trucco” usato da Apple: l’interconnessione offre una larghezza di banda di 2,5 TB/s. Ciò significa che i due chip possono operare come uno solo e beneficiare complessivamente di ben 114 miliardi di transistor.
Con M1 Ultra tutto è raddoppiato: 16 core ad alte prestazioni, 4 core a elevata efficienza energetica, 64 core sulla GPU per un totale di 8192 shader, 32 core per l’intelligenza artificiale e due motori multimediali.
Il chip può vantare fino a 128GB di memoria LPDDR5 con 800 GB/s di banda, più della maggior parte delle schede grafiche di NVIDIA e AMD e molto più di qualsiasi CPU. Poiché l’architettura di Apple offre uno scaling praticamente lineare il nuovo M1 Ultra fornirà il doppio delle prestazioni in tutti i campi di utilizzo rispetto al predecessore M1 Max.