Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, nuvoloni neri si addensano su Apple Pay, lo strumento di pagamento in mobilità che consente di effettuare transazioni contactless utilizzando un iPhone 6 e successivi o un Apple Watch di qualsiasi generazione presso i negozi fisici grazie al chip NFC integrato.
La Commissione Europea ha avviato una verifica formale nei confronti di Apple incentrata proprio sul funzionamento di Pay.
La Mela impedisce ai soggetti terzi e ai concorrenti di accedere al suo sistema di pagamento via NFC: tra gli esclusi vi sono ad esempio PayPal e i principali istituti di credito.
La tecnologia NFC permette a ciascun utente di pagare avvicinando lo smartphone al terminale di pagamento o POS. Il dispositivo dell’utente è a sua volta collegato con una o più carte di debito o di credito attraverso un portafoglio virtuale.
Con il sistema attuale Apple non permette a terzi di elaborare pagamenti attraverso il sistema Pay dicendo che diversamente verrebbero meno la sicurezza e la privacy degli utenti.
Al termine dell’indagine preliminare, la Commissione spiega di aver contestato ad Apple la sua decisione di impedire agli sviluppatori di app di accedere all’hardware e al software necessari (utilizzo del chip NFC integrato) a vantaggio della sua soluzione per la gestione dei pagamenti, Apple Pay appunto.
“Abbiamo rilevato in via preliminare che Apple potrebbe aver limitato la concorrenza a vantaggio della sua soluzione Apple Pay. Se confermata, tale condotta sarebbe illegale secondo le nostre regole di concorrenza“, ha confermato la commissaria Margrethe Vestager.
Di fatto Apple Pay è l’unica soluzione per la gestione dei “borsellini elettronici” che ha titolo per accedere ai dati provenienti dal modulo NFC il cui utilizzo è vietato a tutti i soggetti terzi.
Il rischio per un’azienda come Apple è che in caso di contestazione sia costretta a versare sanzioni di importo pari fino al 10% del fatturato annuo globale.
A questo punto Apple può chiedere un’udienza a porte chiuse per difendere la sua posizione e le sue scelte inviando anche una risposta scritta prima che la Commissione emetta una decisione definitiva, cosa che potrebbe richiedere un anno o più.
Il nuovo caso che vede protagonista Apple si aggiunge alle altre indagini che le Autorità europee hanno avviato nei confronti della società guidata da Tim Cook. Due altri procedimenti ancora in corso sono mirati ad accertare se la Mela abbia abusato della sua posizione per minare la concorrenza nel mercato dello streaming musicale e degli ebook attraverso il suo App Store.
Cook in persona ha recentemente criticato il Digital Market Acts, normativa che tra le altre cose mira a rendere interoperabili i sistemi di messaggistica istantanea.
“I responsabili politici stanno prendendo provvedimenti in nome della concorrenza che costringerebbero Apple a lasciare le applicazioni sull’iPhone che aggirano l’App Store attraverso un processo chiamato sideloading“, ha dichiarato il CEO di Apple. “Ciò significa che le aziende affamate di dati sarebbero in grado di evitare le nostre regole sulla privacy e ancora una volta tracciare i nostri utenti contro la loro volontà“.