Subito dopo il boom dell’intelligenza artificiale generativa si è iniziato a parlare anche di allucinazioni. Nel campo dell’AI, questo termine viene usato per indicare output che non sono basati sulla realtà o sulla verità oggettiva, con tutte le conseguenze negative del caso. Dopo i più recenti annunci, sorge spontanea la domanda: la nuova suite Apple Intelligence è immune alle allucinazioni?
Tim Cook non si nasconde: Apple Intelligence potrebbe avere le allucinazioni
Tim Cook, il CEO di Apple, è stato intervistato dal Washington Post subito dopo la WWDC24, un evento che non ha tradito le aspettative degli appassionati di tecnologia. La grande novità è certamente Apple Intelligence, una suite con funzioni di intelligenza artificiale che puntano a semplificare l’esperienza d’uso degli utenti. Anche e soprattutto quando viene chiamata in causa Siri, ora di gran lunga più smart e versatile.
Ma quando si parla di intelligenza artificiale vien subito da pensare anche ai punti deboli di questa tecnologia, come le allucinazioni. Nel corso dell’intervista, Tim Cook non ha dribblato una domanda potenzialmente spinosa e ha confermato che, proprio come tutte le altre AI, anche Apple Intelligence può cadere in errore.
Abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità, compreso pensare profondamente alla disponibilità della tecnologia nelle aree in cui la stiamo utilizzando. Per questo motivo, sono fiducioso che sarà di altissima qualità. Però, in tutta onestà, non posso dire che sarà infallibile al 100%.
Strumenti come Gemini, Copilot e ChatGPT sono ormai ben noti e anche molto utilizzati (nonostante siano da tenere in conto eventuali scivoloni), e le nuove funzionalità di Apple sembrano andare nella stessa direzione: sintesi di un contenuto testuale, riscrittura di un testo in base al contesto, generazione di immagini tramite prompt testuale e così via.
Quali sono dunque i vantaggi di Apple Intelligence rispetto agli altri tool? Di certo la profonda integrazione nell’ecosistema dell’azienda di Cupertino e la massima privacy garantita, come più volte sottolineato nel corso del keynote del 10 giugno.
Tim Cook parla però anche di maggiore produttività ed efficienza. «Penso che faranno risparmiare tempo. Le cose diventeranno più efficienti. Se pensi a Siri, ora ci puoi conversare. Può eseguire essenzialmente più passaggi con una singola richiesta, mentre oggi sono necessarie più richieste per ottenere lo stesso risultato», spiega il CEO.