Questa volta, l’indagine arriva direttamente da casa Apple. La società di Cupertino ha infatti pubblicato un documento nel quale viene analizzato in dettaglio il comportamento dei vari fornitori ai quali Apple si appoggia per la produzione dei sui dispositivi. L’azienda guidata da Tim Cook vuole così sgombrare il campo dagli equivoci ribadendo il suo impegno ad affidarsi a produttori che garantiscano condizioni di lavoro adeguate ai dipendenti. Più volte, infatti, alcuni stabilimenti dei fornitori asiatici di Apple sono stati oggetto di inchieste giornalistiche dalle quali sono emersi alcuni casi di palese violazione delle normative e situazioni in cui le condizioni di lavoro dei dipendenti apparivano totalmente intollerabili (uno dei reportage più recenti è quello che riguardava Foxconn, reso pubblico a settembre: Produzione degli iPhone 5: Foxconn di nuovo nella bufera). Casi del genere, che accomunano molti dei produttori di dispositivi elettronici che si appoggiano ai fornitori dell’Estremo Oriente, sono spesso fonte di grave imbarazzo.
Per questo motivo, Apple ha optato per la trasparenza pubblicando documento “Apple Supplier Responsibility 2013” (“La responsabilità dei produttori Apple“), liberamente consultabile – in formato PDF – a questo indirizzo.
Nel documento si fa innanzi tutto presente come i controlli sull’operato dei fornitori sia stato notevolmente intensificato rispetto all’anno precedente (+72%). Le verifiche più frequenti, che interesserebbero 1,5 milioni di lavoratori sull’indotto, avrebbero spinto le aziende asiatiche a non imporre orari di lavoro troppo penalizzanti. Secondo Apple, nel 92% dei casi si arriverebbe oggi ad un massimo di 60 ore di lavoro settimanali.
La società di Tim Cook ha poi rescisso il contratto con uno dei suoi fornitori – Guangdong Real Faith Pingzhou Electronics – dopo aver scoperto che presso gli stabilimenti nei quali venivano prodotti essenzialmente iPad, erano impiegati 74 bambini. Apple ha poi provveduto a denunciare il produttore presso le autorità locali che, a loro volta, ne hanno revocato la licenza. Complessivamente, nelle varie fabbriche, i casi di bambini reclutati dalle fabbriche asiatiche e scoperti durante le indagini di Apple sarebbero 106.
Proprio il lavoro minorile e le condizioni di lavoro dei giovani sarebbero gli aspetti più preoccupanti: nel 2012 le violazioni sono aumentate rispetto al passato mentre Apple ha certificato un quadro nettamente migliorato per ciò che riguarda salari, la lotta alla discriminazione e la libertà d’associazione dei lavoratori.