Apple chiarisce: Siri non invia le conversazioni agli inserzionisti

Siri invia dati agli inserzionisti pubblicitari? La secca smentica di Apple che spiega come tratta i dati ottenuti attraverso l'assistente.
Apple chiarisce: Siri non invia le conversazioni agli inserzionisti

Nelle scorse ore Apple ha voluto smentire le insistenti voci che vedevano l’azienda offrire le conversazioni di Siri agli inserzionisti pubblicitari.

La compagnia di Cupertino, di recente coinvolta in uno spiacevole caso di registrazioni accidentali del proprio assistente virtuale, ha voluto chiarire il funzionamento di Siri per dissipare qualunque tipo di dubbio.

Nella comunicazione ufficiale Apple spiega come non utilizzi Siri per creare profili di marketing e come le informazioni in questione non siano sfruttate nel contesto pubblicitario e tantomeno vendute a terze parti. Già nel 2019 il giornale The Guardian ha sollevato dubbi in merito, con un rapporto che aveva mostrato un comportamento discutibile da parte della compagnia.

L’indagine mostrava che i dipendeti incaricati di esaminare le registrazioni anonime a volte ricevevano registrazioni di persone che discutevano di informazioni sensibili, pur non presentando alcun tipo riferimento alla vendita di dati per scopi di marketing.

Per Apple Siri non fornisce dati alle aziende pubblicitarie: un’accusa già mossa quasi 10 anni fa a Facebook

Il caso del 2019, dopo le scuse di Apple, aveva visto la compagnia cambiare la sua politica, evitando in ogni modo di conservare le registrazioni audio, a meno di una scelta esplicita dell’utente. A prescindere da ciò, l’azienda ha sottolineato come tali contenuti non saranno mai condivise con terze parti, ma utilizzate solo per migliorare Siri.

Tutto ciò va in netto contrasto rispetto a resoconti che hanno rivelato documenti risalenti al 2021, in cui venivano fatti nomi di aziende come Olive Garden, Pit Viper e Air Jordan, che fornivano prodotti agli utenti in seguito a “indicazioni” fornite da Siri.

Le accuse mosse ad Apple non sono una novità tra i colossi tecnologici. Facebook ha dovuto rispondere ad accuse simili nel 2014 e nel 2016, prima di una secca smentita di Mark Zuckerberg, nel contesto dello scandalo Cambridge Analytica nel 2018.

Fonte: theverge.com

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti