Apple ha deciso di ritoccare al rialzo i prezzi delle applicazioni contenute nel suo App Store. Gli aumenti sembrano generalmente compresi tra un minimo di 10 centesimi ed il massimo di 1 euro per ogni singola applicazione.
La novità sembra interessare essenzialmente gli utenti europei che fanno uso del negozio virtuale della Mela, Italia compresa.
Non è dato sapere quali siano le motivazioni che hanno portato Apple a dare il via agli aumenti. Le ipotesi, comunque, sono due: in primis, la società di Tim Cook, con l’intento di assicurarsi i medesimi profitti in tutte le aree geografiche, potrebbe aver rilevato una forte penalizzazione sul cambio euro-dollaro (dodici mesi fa l’euro era notevolmente più “forte” rispetto ad oggi). In secondo luogo, Apple potrebbe aver percorso la strada degli aumenti in forza della più elevata tassazione in ambito europeo.
Prezzi più elevati per le applicazioni dovrebbero aumentare i profitti che giungono non soltanto nelle casse di Apple ma anche in quelle dei singoli sviluppatori. Per un’app che costa 10 centesimi in più, infatti, ai programmatori verranno corrisposti 6 centesimi in più rispetto al passato; per un’app che adesso viene fatta pagare un euro in più, Apple verserà 61 centesimi addizionali. Il rapporto tra gli introiti incamerati da Apple e quelli girati agli sviluppatori sembra infatti restare invariato: 60% del totale per il programmatore, 40% trattenuto da Apple.