Non sono pochi gli utenti che da oltre un mese segnalavano un problema con l’app Immuni, l’applicazione del Ministero della Salute che aiuta a tenere traccia della diffusione del contagio da COVID-19 tutelando la privacy del cittadino.
Nell’articolo Come funziona Immuni e qual è il comportamento delle app anti Coronavirus ne abbiamo illustrato il funzionamento (sovrapponibile con quello di altre app analoghe usato a livello internazionale).
Immuni genera su ogni smartphone sul quale viene installata un codice pseudo-casuale. Si tratta di un identificativo univoco che però cambia nel corso del tempo (diverse volte ogni ora).
Tenendo il modulo Bluetooth accesso (viene utilizzato Bluetooth LE, Low Energy: Differenze tra Bluetooth classico e Bluetooth Low Energy) quando due persone che hanno installato l’app Immuni si incontrano e stanno a meno di due metri di distanza per più di 15 minuti, ciò viene considerato come un “contatto”.
I codici generati sui rispettivi smartphone vengono reciprocamente scambiati via Bluetooth LE: nessun’altra informazione viene trasferita da un telefono all’altro né, tanto meno, con server remoti.
Nel momento in cui dovesse verificarsi un’infezione da Coronavirus accertata dai medici e in generale dalle autorità sanitarie, i codici via a via generati sullo smartphone dell’utente risultato positivo vengono caricati sui server del Ministero usando la funzione Impostazioni, Segnala positività.
Leggendo i commenti sui principali store online (Google Play, Apple App Store) alcune persone scrivono di non comprendere l’utilità di applicazioni come Immuni perché un soggetto positivo non dovrebbe neppure circolare trovandosi certamente in quarantena.
Immuni effettua ovviamente un controllo ex post ovvero controlla sui server del Ministero se non soggetto poi rivelatosi positivo in seguito all’insorgenza di sintomi o a controlli effettuati per vari motivi possa essere venuto precedentemente in contatto con altre persone.
Cos’è il bug scoperto nell’app Immuni
Da settimane alcuni utenti stanno segnalando (questo è un esempio) un problema con l’app Immuni su alcuni smartphone Android. L’applicazione controllerebbe molto di rado i contatti eventualmente avuti con i soggetti positivi all’infezione virale.
Provate a portarvi nelle impostazioni di Android, selezionare la voce Google quindi scegliere Notifiche di esposizione al COVID-19. In corrispondenza di Controlli esposizione le API di Google indicano quante volte le app anti-COVID, in Italia Immuni, hanno interrogato i server remoti per verificare eventuali contatti con persone rivelatesi poi positive al virus.
I Controlli esposizione devono per forza di cose essere frequenti: se non avvengono c’è qualcosa che non va ed è proprio questo il bug in corso di sistemazione (verrà risolto con il rilascio della versione 1.4.0 di Immuni).
Durante i controlli di esposizione le API di Google, su richiesta dell’app Immuni, non fanno altro che inviare ai server ministeriali gli ID ricevuti in passato dagli altri smartphone via Bluetooth LE controllando se uno o più di essi fossero nella lista dei soggetti certamente positivi al Coronavirus.
Gli ID casuali vengono automaticamente rimossi dopo 14 giorni, periodo come noto considerato limite per l’insorgenza di eventuali problematiche legate al virus. Toccando la voce Controlli esposizione, si potrà controllare la periodicità con la quale i controlli sono stati effettuati e accorgersi della presenza del bug che sarà a breve corretto.