Un famoso studio legale statunitense ha intentato una causa nei confronti del colosso America OnLine (AOL) del gruppo Time Warner accusando la società di aver palesemente violato le vigenti disposizioni in materia di privacy.
AOL, a fine Luglio scorso, ha reso pubblici circa 20 milioni di risultati di ricerche effettuate in Rete, attraverso i propri servizi, da circa 680.000 utenti. Sebbene il database delle interrogazioni reso pubblico non contenesse riferimenti espliciti ad alcun utente di AOL, da più parti si levarono immediatamente aspre critiche facendo notare come i termini usati nelle ricerche potessero contenere dati sensibili o riferimenti personali. Certe tipologie di ricerca – osservano alcune fonti – presentavano caratteri assolutamente disdicevoli e quindi non avrebbero dovuto essere rese note. Altri osservano come le parole di ricerca e le informazioni contenute nelle interrogazioni possano essere state acquisite da spammer per meglio indirizzare i propri messaggi indesiderati.
AOL rimosse tempestivamente il database “incriminato” avviando poi un’attività d’investigazione interna sull’incidente. Ormai, però, il danno era già stato fatto. I rappresentanti del colosso americano non hanno ancora commentato la notizia dell’avvio della causa nei confronti dell’azienda.
AOL rende note le ricerche degli utenti e scoppia la bufera
Un famoso studio legale statunitense ha intentato una causa nei confronti del colosso America OnLine (AOL) del gruppo Time Warner accusando la società di aver palesemente violato le vigenti disposizioni in materia di privacy.