Anonymous attacca i server della Polizia di Stato

Il gruppo di "hacktivisti" di Anonymous Italia torna a far parlare di sé con una nuova azione dimostrativa ai danni della Polizia di Stato italiana.
Anonymous attacca i server della Polizia di Stato

Il gruppo di “hacktivisti” di Anonymous Italia torna a far parlare di sé con una nuova azione dimostrativa ai danni della Polizia di Stato italiana. Sui siti collegati alla cellula tricolore di Anonymous è stata appena pubblicata una vasta mole di documenti – oltre 3.500 – che, secondo quanto dichiarato, sarebbero stati sottratti dai server della polizia. Il materiale diffuso in Rete dagli Anonymous si riferirebbe ad un periodo temporale compreso tra il 1998 e qualche giorno fa e conterrebbe informazioni “sensibili”. Complessivamente i file “rastrellati” dai server della Polizia di Stato occuperebbero circa 1 GB in forma compressa.

Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura, file riguardanti i Notav e i dissidenti, varie circolari ma anche numerose mail” spiegano i membri di Anonymous in un comunicato aggiungendo che per settimane il gruppo ha potuto accedere indisturbato ai server della polizia esaminando il contenuto di verbali, e-mail, documenti e molto altro.

Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta“, scrive Anonymous Italia giustificando l’azione intrapresa contro la polizia come una protesta per aver contrastato le recenti manifestazioni studentesche e, più in generale, per aver vessato i dimostranti.

Anonymous scrive: “rivendichiamo a gran voce l’introduzione del reato di tortura che prevenga il ripetersi di carneficine già note e attribuisca una pena a chi, nascosto dietro una divisa, si accanisce sulla dignità umana; la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le Forze dell’ordine svolgono il proprio ruolo, al fine di prevenire abusi e documentarli nel caso si verifichino. Le immagini dovranno essere disponibili pubblicamente e in tempo reale per facilitare la denuncia di torture e maltrattamenti; l’apposizione di un codice ben visibile sulle divise, al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa; che le forze dell’ordine, almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei“.

Al momento dalla Polizia non sono ancora pervenuti commenti. Un portavoce del Viminale ha comunque precisato all’agenzia Reuters che sono attualmente in corso una serie di verifiche sui contenuti della documentazione pubblicata online.

Aggiornamento delle ore 15:45 Registriamo le prime prese di posizione. Il Dipartimento della Polizia di Stato ha dichiarato alla agenzia Adnkronos che “al momento non risulta alcuna violazione del server della Polizia. Sono stati invece registrati indebiti accessi a diverse email personali di operatori delle forze di Polizia“.

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