L’attività di raccolta di indirizzi IP che Logistep espletava, avveniva fuori dal quadro della legalità. E’ quanto ha stabilito il Tribunale Federale svizzero che ha altresì ordinato alla società di astenersi dal proseguire nell’operazione. Logistep AG è l’azienda svizzera alla quale si era rivolta, ad esempio, l’etichetta discografica tedesca “Peppermint Jam Records” che, dopo un’indagine privata avviata nel 2006 sulle principali reti di “file sharing” (eMule, Bit Torrent, Shareaza), accusò più 3.600 utenti di violazione delle leggi che tutelano il diritto d’autore per aver scaricato e redistribuito – in modo non autorizzato – una serie di brani musicali.
Molti utenti italiani si videro recapitare, all’epoca, una missiva con la quale veniva chiesta una somma risarcitoria a fronte della presunta violazione commessa. I legali di Peppermint offrivano il pagamento di tale importo (transazione stragiudiziale) minacciando diversamente l’apertura di un procedimento legale.
Nel 2008 il Garante della Privacy, dopo la decisione – contraria a Peppermint e Logistep – del Tribunale di Roma, sancì l’abuso del software utilizzato da Logistep per il monitoraggio delle reti peer-to-peer spiegando come i dati raccolti (indirizzi IP, nome degli utenti, hash del file condiviso, Guid del sistema operativo usato sul client,…) e le modalità con le quali erano stati ottenuti rappresentassero un illecito.
Secondo la sentenza appena emessa dal giudice svizzero, Logistep avrebbe raccolto informazioni personali senza che gli utenti ne fossero al corrente violando così, essa stessa, le norme che tutelano la privacy. La decisione del tribunale elvetico ha così ribaltato una precedente deliberazione: in quell’occasione si ritenne l’indirizzo IP come un dato non strettamente personale.
Logistep ha già dichiarato l’intenzione di spostare altrove le sue attività osservando come la raccolta di indirizzi IP sia ritenuta assolutamente legale in altre nazioni.