In seguito all’approvazione del Digital Markets Act nei paesi dell’Unione Europea, Apple dovrà obbligatoriamente adeguarsi alla normativa entro marzo del 2024 e – di conseguenza – consentire l’installazione di applicazioni su iPhone e iPad da fonti diverse dal “solito” App Store.
Pur non essendo ancora chiaro come Apple abbia intenzione di procedere, altri paesi pare siano sul punto di avanzare la medesima richiesta al colosso di Cupertino. In cima alla lista ci sarebbe il Giappone, secondo un recente report pubblicato da Nikkei Asia.
Sidealoding su iPhone e iPad anche in Giappone: l’indiscrezione
L’autorità di regolamentazione giapponese, si legge, starebbe preparando una legislazione antitrust che richiederà alle grandi della tecnologia, tra cui Apple e Google, di consentire non solo l’utilizzo di “negozi digitali” di terze parti, dunque diversi da App Store e Play Store, ma anche di metodi di pagamento alternativi.
Per ovvi motivi, si parlerà in modo più accurato e dettagliato della legislazione nel corso del 2024, ma già ad oggi sarebbero note le aree di interesse: app store e pagamenti, ricerca, browser e sistemi operativi. In caso di mancati adeguamenti da parte delle aziende coinvolte, la Japan Fair Trade Commission potrà imporre salatissime sanzioni.
Il rapporto tra il governo giapponese e alcuni colossi della tecnologia è abbastanza teso già da alcuni anni. Nel 2020, le autorità nipponiche hanno avviato un’indagine su Google, Apple, Amazon e Facebook per pratiche anti-concorrenziali e, nello stesso anno, molti sviluppatori giapponesi hanno espresso una insoddisfazione per il modello di business di App Store. Nel 2023, poi, l’autorità di regolamentazione ha ufficialmente stabilito che quello di Apple e Google – con i rispettivi store – è un vero e proprio duopolio.
Secondo recenti indiscrezioni, Apple – nonostante sia apertamente contraria a quanto stabilito, per una questione di sicurezza (ma anche per motivi economici, ovviamente) – starebbe già lavorando per abilitare il sideloading solo ed esclusivamente nei paesi dell’Unione Europea, dove appunto è stato approvato il DMA. Nel caso in cui una legislazione simile dovesse farsi strada anche in Giappone, l’azienda di Cupertino saprebbe già come muoversi.