Dopo aver celebrato i primi cinque anni dei processori Ryzen, che hanno rappresentato una vera svolta per l’azienda con un rilancio delle sue attività, dopo il rischio di chiusura dei battenti negli anni precedenti, AMD ha fatto la storia quest’anno quando per la prima volta ha superato Intel per capitalizzazione di mercato. Intel ha a lungo mantenuto la leadership nel mercato dei processori ma l’ascesa di AMD è figlia dell’espansione delle attività dell’azienda di Sunnyvale in settori completamente nuovi.
Basti pensare che con una delle più grandi acquisizioni della sua storia, AMD ha acquistato per 49 miliardi di dollari. Ora i chip AMD sono in due modelli di Tesla, sul rover Mars Perseverance della NASA, sono utilizzati nelle torri 5G per la telefonia mobile e nel supercomputer più veloce al mondo.
In un’interessante intervista alla CNBC, il CEO di AMD, Lisa Su, ha tracciato un bilancio dell’attività dell’azienda e disegnato gli scenari futuri, fortemente condizionati dal crollo del mercato dei PC, dalle restrizioni sulle esportazioni in Cina e dalle mutevoli tendenze del settore.
Il fondatore di AMD, Jerry Sanders, fondò l’azienda nel 1969 in collaborazione con un gruppo di ingegneri di provenienza Fairchild. E dichiarò “real men have fabs” sostenendo come la disponibilità di propri impianti per la produzione dei semiconduttori fosse essenziale per il business.
Come sappiamo, con il passare degli anni, produrre chip è diventato sempre più complesso e costoso. Così, come tante realtà, oggi AMD progetta e “testa” i suoi chip ma non li produce direttamente.
Dopo i litigi con Intel per l’utilizzo dei brevetti alla base della piattaforma x86, finiti nel 1994 quando AMD acquisì formalmente il permesso di creare CPU compatibili con il set di istruzioni e registri IA-32 dal processore 80386 in avanti, la società di Sunnyvale nel 2006 ha acquistato l’importante azienda di chip fabless (senza stabilimenti proprietari) ATI per 5,4 miliardi di dollari. Poi, nel 2009, AMD ha interrotto del tutto il suo ramo produttivo formando GlobalFoundries.
Da allora AMD ha potuto concentrarsi sulle cose ritenute come il core business aziendale senza più preoccuparsi degli aspetti legati alla “fonderia”, alla produzione materiale dei suoi chip. GlobalFoundries ha smesso di produrre chip all’avanguardia nel 2018 tant’è che AMD si è poi rivolta a TSMC.
Tornando a quanto scritto in apertura, le CPU AMD basate sull’architettura Zen, presentate nelle prime versioni nel 2017, non sono state solo la chiave del recente successo dell’azienda ma anche l’ancora di salvataggio da una bancarotta che sembrava ormai a un passo.
Tra i prodotti Zen, la famiglia di CPU AMD EPYC ha compiuto un enorme balzo in avanti sul versante dei data center. L’ultima iterazione di EPYC, Genoa, è stata rilasciata all’inizio di questo mese. Tra i clienti in ambito data center ci sono nomi quali Amazon Web Services, Google Cloud, Oracle, IBM e Microsoft Azure.
“Guardando alla nostra attività di cinque anni fa, probabilmente eravamo più per dell’80% – 90% sui mercati consumer e molto incentrati sui PC e sul gaming“, ha affermato Lisa Su. “Mentre pensavo a rivedere i piani aziendali, abbiamo creduto che per il calcolo ad alte prestazioni, i data center fossero davvero la parte più strategica per l’azienda“.
Uno degli aspetti sui quali AMD sta investendo molto è infatti la realizzazione di chip personalizzati.
Sempre più grandi aziende stanno progettando i propri chip personalizzati: Amazon ha i suoi processori Graviton per AWS; Google progetta chip Tensor basati sull’intelligenza artificiale per gli smartphone Pixel e un chip video specifico per YouTube. Anche John Deere sta presentando chip destinati ai suoi “trattori autonomi”.
Sarà cruciale verificare che AMD abbia davvero in programma di allontanarsi progressivamente dall’architettura x86, ormai vecchia di cinque decenni, per abbracciare (anche) design basati su ARM. Di recente abbiamo parlato dei chip AMD-Xilinx basati su ARM e progettati per l’utilizzo nello spazio.