Come tutti gli altri strumenti che l’informatica moderna consegna nelle nostre mani, anche l’intelligenza artificiale è un mezzo da usare con acume e massima responsabilità. Hanno evidentemente pensato a questo i tanti sottoscrittori di una lettera aperta, tra cui figurano anche i nomi di Elon Musk e Steve Wozniak, che consigliavano uno stop di alcuni mesi prima dell’arrivo dei futuri modelli generativi come GPT-5.
In queste ore si fa un gran parte di un fatto che ha visto come protagonista, suo malgrado, una nota scrittrice statunitense, Jane Friedmann. La Friedmann ha diretto una delle più note realtà editoriali che si occupano di ebook, è esperta di editoria online, docente presso l’Università della Virginia e indicata già nel 2006 come una delle personalità, nel suo settore, da tenere d’occhio.
In un suo intervento pubblicato poche ore fa, la Friedmann ha denunciato la diffusione a suo nome di alcuni testi tramite piattaforme quali Amazon e Goodreads. Di primo acchito pensava che si trattasse di un’omonima, ma dopo una rapida verifica la giornalista ha potuto accertare che qualcuno aveva generato i contenuti di quegli ebook con l’intelligenza artificiale per poi iniziare a rivenderli online e trarne profitto.
Libri creati con i modelli generativi e spacciati come scritti da qualcun altro
Friedmann ha scritto, negli anni, diversi testi che offrono suggerimenti utili per chi si dedica alla scrittura e desidera basarvi la propria attività professionale. Ebbene, sullo store di Amazon erano pubblicati dei testi su argomenti molto simili (del tipo “come avere successo con la pubblicazione di un ebook“), tutti attribuiti a Jane Friedmann.
“So che il mio lavoro viene piratato e francamente non mi interessa. Non sto dicendo che agli altri autori non dovrebbe importare, ma non è una battaglia che oggi merita il mio tempo“, ha commentato la scrittrice. “Ma ecco cosa mi irrita: libri spazzatura caricati su Amazon in cui il mio nome è indicato come autore“.
Friedmann ha presentato una lamentela ad Amazon segnalando la pubblicazione di ebook che sfruttavano il suo nome. L’azienda guidata da Jeff Bezos ha risposto chiedendo di fornire tutti i numeri di registrazione del marchio cui il reclamo si riferisce. “Quando ho risposto che non avevo un marchio per il mio nome, hanno chiuso il caso e hanno detto che i libri non sarebbero stati rimossi dalla vendita“, ha aggiunto la Friedmann.
La giornalista ed editrice non ha pubblicato (almeno al momento della stesura di questo articolo) ulteriori aggiornamenti. Nel frattempo, però, qualcosa deve essersi mosso perché The Authors Guild, della quale Friedmann è membro, si è immediatamente impegnata a contattare Amazon per risolvere il caso. Gli ebook generati con l’intelligenza artificiale e attributi alla Friedmann sembrano essere adesso rimossi.
Non serve l’intelligenza artificiale per far valere i propri diritti
Se da un lato si registrano crescenti abusi degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale e in particolare dei modelli generativi come “scorciatoia” per creare contenuti, Friedmann esorta realtà come Amazon e Goodreads a creare appositi tool per far valere i propri diritti.
In particolare, dovrebbero essere messi a punto semplici ma efficaci strumenti utile per verificare la paternità dei testi e per consentire agli autori di bloccare facilmente libri a loro accreditati”, in modo fraudolento. Non ci vuole l’intelligenza artificiale per realizzare qualcosa di simile: lo si può fare ora e in fretta.
Proprio nei giorni scorsi il New York Times aveva denunciato la comparsa su Amazon di un gran numero di guide turistiche fasulle, vendute a prezzi variabili e verosimilmente create con strumenti per la generazione automatizzata di testi.