La crescente intrusività delle pratiche di controllo alla frontiera, unite a tecnologie di sorveglianza sempre più invasive, stanno ridefinendo i limiti della tutela della riservatezza, specie in un’area grigia dal punto di vista giuridico come quella rappresentata dagli aeroporti internazionali. Alla frontiera, gli agenti possono chiedervi di sbloccare vostri dispositivi, ad esempio smartphone, tablet e PC, o fornire le password di accesso. In quale Paese succede? Forse non lo immaginereste ma… negli Stati Uniti d’America.
Negli aeroporti e nei punti di ingresso USA, la U.S. Customs and Border Protection (CBP) dispone di poteri estesi per perquisire i dispositivi elettronici. A differenza delle forze dell’ordine tradizionali, che necessitano di un mandato, gli agenti CBP possono effettuare controlli senza sospetto ragionevole o probabile causa.
Questa eccezione si applica ai 328 porti di ingresso ufficiali — inclusi aeroporti, valichi terrestri e porti marittimi — e rientra nel cosiddetto “border search exception“, una dottrina giuridica che consente perquisizioni intrusive in nome della sicurezza nazionale.
Frontiere digitali: come proteggere la propria privacy nel nuovo clima restrittivo USA
Incredibilmente, oggigiorno anche gli Stati Uniti rientrano nella lista dei Paesi che prevedono l’utilizzo di cautele alla frontiera. Non tanto per i cittadini statunitensi, quanto per chiunque, dotato di passaporto straniero, possa incappare nell’arbitrarietà dei controlli della CBP. Le stesse regole che valevano per Cina e Russia, oggi valgono anche per gli USA.
Dal 2024 si è registrato un aumento sensibile nei casi di rifiuto d’ingresso nel Paese a stelle e strisce, anche per cittadini di Paesi tradizionalmente “amici” come Germania, Regno Unito e Francia. Alcune persone sono state trattenute, altri rinviati alla nazione di provenienza, anche se in possesso di Green Card. Non sono mancate le denunce di dispositivi sequestrati e ispezionati, con accesso forzato a dati personali, social network e messaggistica privata.
I diritti dei viaggiatori e la capacità della CBP di controllare i dispositivi
A differenza di altre aree negli USA, i diritti costituzionali sono più limitati ai confini, inclusi gli aeroporti. Ciò significa che la CBP detiene i poteri per esaminare dispositivi elettronici come telefoni e computer senza bisogno di un mandato. Sebbene la legge permetta queste ispezioni, gli esperti legali sottolineano che ogni situazione è unica. I viaggiatori devono fare una valutazione personale del rischio, considerando il loro status immigratorio, la storia dei viaggi e la natura dei dati memorizzati sui dispositivi.
Se la CBP chiede di sbloccare un dispositivo, il possessore ha due opzioni principali: può accettare la richiesta o rifiutarla. Il rifiuto, tuttavia, può portare alla confisca del dispositivo e a un possibile interrogatorio più approfondito.
Gli esperti legali suggeriscono che, per non incorrere in situazioni spiacevoli, è meglio cooperare, soprattutto se non ci sono dati “rilevanti” nel dispositivo. Tuttavia, chi decidesse di non consentire l’accesso ai propri device dovrebbe sempre richiedere una ricevuta per la confisca del dispositivo, in modo da poterlo recuperare successivamente.
Archiviazione cloud e accesso via VPN: alternativa sicure?
Una volta fornita la password di sblocco del dispositivo o “aperto” con l’autenticazione biometrica, gli agenti hanno la possibilità di verificare “in lungo e in largo” il contenuto del dispositivo, accedendo a tutto ciò che risulta esposto.
La CBP, comunque, non ha il permesso di accedere ai dati archiviati sul cloud senza un mandato specifico, quindi spostare informazioni strettamente personali su piattaforme di storage cloud prima di mettersi in viaggio, può essere una soluzione per difendere la propria privacy. L’utilizzo di una VPN per accedere ai dati conservati a casa o in ufficio, evitando ovviamente di conservare la password nel dispositivo può essere un buon approccio.
La strategia più sicura è viaggiare con dispositivi “puliti”, collegati ad account temporanei e privi di informazioni personali. Laddove ciò non sia possibile, è consigliabile disconnettere i servizi cloud e salvare i dati sensibili altrove prima del viaggio. Portare con sé un dispositivo “pulito” non significa attrezzarsi con uno smartphone o un notebook riportati “allo stato di fabbrica” perché ciò può destare sospetti, ottenendo quindi l’effetto contrario.
Conclusione: sicurezza digitale consapevole
Prepararsi a un controllo alla frontiera statunitense non è paranoia, ma prudenza. La protezione dei dati personali non è solo un diritto, ma una responsabilità verso se stessi e verso eventuali terzi coinvolti. In un’epoca in cui la mobilità globale incontra il controllo tecnologico, la sicurezza digitale è parte integrante della libertà di movimento.
I controlli sui dispositivi elettronici da parte della CBP sono legali, ma esistono diversi metodi per proteggere i dati sensibili prima e durante il viaggio. L’uso della crittografia e la gestione dei dati attraverso VPN e storage cloud, la consapevolezza dei propri diritti sono tutte strategie importanti per minimizzare il rischio di esposizione e confisca dei terminali.
Ogni viaggiatore deve fare una valutazione del rischio, considerando la propria situazione personale, prima di decidere come procedere in caso di controllo.
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