Negli Stati Uniti, secondo quanto riferito da diverse fonti d’Oltreoceano, il fronte “pro-SOPA” comincerebbe a sfaldarsi. 18 senatori del Parlamento statunitense hanno fatto dietrofront negando il loro appoggio al provvedimento che mira a combattere la pirateria digitale ma che è fortemente inviso a tutti coloro che espletano attività sul web. La normativa SOPA, infatti, viene considerata come uno strumento pericoloso che potrebbe essere sfruttato per avviare vere proprie campagne di censura. Come abbiamo spiegato in precedenza, potrebbe potenzialmente essere sufficiente la pubblicazione di un solo contenuto lesivo dell’altrui diritto d’autore perché possa essere bloccato un intero dominio Internet. Ecco perché tra coloro che si sono schierati contro il provvedimento non ci sono solo gli autori di blog o di testate amatoriali ma anche grandi nomi dell’IT quali AOL, Boing Boing, Creative Commons, Disqus, eBay, Facebook, Foursquare, Google, Grooveshark, Kaspersky, LinkedIn, Mozilla, MetaFilter, OpenDNS, Reddit, PayPal, Torrentfreak, Tumblr, Twitter, Yahoo!, Zynga, Scribd, Wikipedia, Github, Hostgator, ESET e molti altri.
La “dimostrazione” su vasta scala posta in essere da siti web molto conosciuti quali Wikipedia, avrebbe indotto – secondo il parere di diversi osservatori – i sentori statunitensi a modificare la loro posizione. Addirittura uno dei senatori più convinti avrebbe fatto un passo indietro auspicando massima cautela: “il Congresso deve ascoltare (le lamentele, n.d.r.) evitando di approvare una legge che potrebbe portare con sé una serie di conseguenze del tutto inattese“, ha dichiarato Marco Rubio, senatore della Florida.
Ma mentre negli States ci si prepara ad “un’inversione ad U“, l’avvocato Guido Scorza, esperto in tematiche legali correlate al mondo del web, lancia l’allarme circa un’iniziativa legislativa che riguarda invece il nostro Paese. La Commissione Politiche Comunitarie, spiega Scorza, ha dato il “via libera” ad un emendamento presentato dall’Onorevole Fava (Lega Nord). Secondo il parere di Scorza, il provvedimento “(…) con la scusa di dare attuazione alla disciplina europea, propone di irrigidire in modo irresponsabile ed insensato l’attuale regolamentazione in materia di responsabilità degli intermediari della comunicazione e, in particolare, degli hosting provider“. Torna quindi in auge una proposta che era circolata più volte e che somiglia molto al contenuto del SOPA americano: il provider Internet dovrebbe procedere alla rimozione di un determinato contenuto non più solo a seguito di un provvedimento emesso dalla competente Autorità bensì in forza di una qualunque segnalazione da parte di un qualsiasi “soggetto interessato”. Il legale aggiunge un tassello in più alla sua analisi evidenziando come l’emendamento obblighi di fatto un provider che sia stato informato circa la pubblicazione, da parte di uno o più suoi utenti, di contenuti lesivi dei diritti altrui, il fornitore è tenuto a procedere alla rimozione di tutti i contenuti anche se pubblicati da qualunque altro utente.
Scorza osserva: “si sta, per un verso, ipotizzando di privatizzare la giustizia consentendo a chiunque di ottenere la rimozione di un contenuto dallo spazio pubblico telematico senza neppure passare da un Giudice, semplicemente minacciando un fornitore di hosting di un’eventuale azione di responsabilità e, per altro verso, si sta subdolamente cercando di porre a carico dei fornitori di hosting un obbligo di sorveglianza in relazione ai contenuti pubblicati dagli utenti, trasformandoli in sceriffi della Rete, ruolo che non compete loro e che – come, ormai, universalmente accettato in ambito europeo – è bene non abbiano.
Si tratta, probabilmente, della più aggressiva e pericolosa forma di censura al web sin qui registrata in Italia“.
A dicembre il legale aveva già offerto qualche dettaglio in anteprima sul provvedimento italiano osservando che l’intento sembra quello di “introdurre nel nostro Ordinamento un principio palesemente contrario alla disciplina europea proprio attraverso il varo di una legge che ha lo scopo di adempiere a tale disciplina“.
Nell’immagine in alto, come si presentava la home page di Google durante la giornata di protesta anti-SOPA. Logo oscurato ed il messaggio “Dite al Congresso: per favore, non censurate il web!”.