Secondo quanto trapelato in un rapporto di Business Insider, attraverso un dipendente anonimo, Amazon avrebbe intenzione di lanciare una versione di Alexa in abbonamento.
Gli assistenti vocali, per loro stessa natura, tendono a rendere molto poco a chi li gestisce. Le query vocali utilizzate, infatti, in molti casi servono per compiti impossibili da monetizzare e, solo in minima parte, per effettuare transazioni. In questo senso, Amazon sembra alla disperata ricerca di un modo per rendere Alexa fruttuosa per le proprie casse.
Nello specifico, secondo le stile, Alexa ha fatto perdere ad Amazon ben 10 miliardi di dollari lo scorso anno, dimostrando come l’attuale politica sia impossibile da mantenere a lungo. Il nocciolo del discorso è però un altro: cosa può offrire Alexa per giustificare un abbonamento mensile?
Secondo il dipendente anonimo, i dubbi sono molti anche internamente all’azienda. Lo stesso spiega come il piano non convinca diversi colleghi “Alcuni hanno messo in dubbio l’intera premessa di far pagare Alexa. Ad esempio, le persone che già pagano per un servizio Amazon esistente, come Amazon Music, potrebbero non essere disposte a pagare soldi aggiuntivi per avere accesso alla versione più recente di Alexa“.
Alexa fa perdere 10 miliardi di dollari all’anno ad Amazon: il piano a pagamento può essere un salvagente?
A quanto pare, riguardo questa tematica, vi sono grandi tensioni in Amazon. Sebbene l’introduzione dell’Intelligenza Generale Generativa per l’assistente virtuale sembra poter dare una spinta ad Alexa, i dubbi sotto il punto di vista commerciale restano molti.
Business Insider afferma come l’intenzione del colosso creato da Jeff Bezos sarebbe quella di lanciare un piano di abbonamento dal 30 giugno. Secondo l’informatore, questo si chiamerà “Alexa Plus” e basarsi sulla nuova tecnologia nota come Remarkable Alexa.
Proprio i ritardi di sviluppo di quest’ultima, però, potrebbero far slittare il lancio a una data più lontana. Secondo l’informatore, Remarkable Alexa porterebbe a risposte colloquiali, ma troppo lunghe e imprecise per un imminente rilascio. Tutto ciò, come è facile intuire, non facilita di certo la situazione per il re degli e-commerce.