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Uno scandalo senza precedenti ha scosso il settore tecnologico: Albert Saniger, ex CEO di Nate Inc, è stato formalmente accusato negli Stati Uniti di frode per aver ingannato numerosi investitori, del calibro di Coatue e Forerunner Ventures, promettendo una tecnologia AI inesistente.
La vicenda ruota attorno alla piattaforma di e-commerce Nate basata su una presunta tecnologia AI, che avrebbe dovuto automatizzare gli acquisti online, ma che, in realtà, non è mai stata sviluppata.
Come doveva funzionare Nate
Nate Inc. prometteva di automatizzare con l’AI gli acquisti online, su qualsiasi e-commerce. Se un consumatore trovava un paio di scarpe che voleva comprare su uno specifico negozio online, avrebbe potuto comprarlo con un solo clic sull’app Nate, lasciando poi all’AI il compito di inserire tutti i dati necessari a terminare la transazione.
L’utente non avrebbe dovuto inserire i dati per il pagamento, né l’indirizzo per la spedizione, perché l’intelligenza artificiale avrebbe dovuto fare tutto ciò al posto suo.
L’AI che era un call center
Secondo le indagini condotte dall’Ufficio del Procuratore del Distretto Meridionale di New York, l’applicazione pubblicizzata da Nate Inc non utilizzava algoritmi avanzati, bensì un call center nelle Filippine incaricato di processare manualmente le transazioni.
Nonostante gli investimenti dichiarati in tecnologie di terze parti e l’assunzione di data scientist, non è mai stato creato un sistema AI funzionante. Paradossalmente, durante il periodo natalizio del 2021, Saniger avrebbe chiesto ai suoi ingegneri di sviluppare bot per gestire alcune transazioni, contraddicendo le sue precedenti affermazioni sulla natura tecnologica del progetto.
Il Procuratore ad interim degli Stati Uniti, Matthew Podolsky, ha dichiarato: “Saniger ha sfruttato l’attrattiva dell’AI per costruire una narrazione falsa sull’innovazione tecnologica”. L’FBI ha evidenziato la gravità della situazione, sottolineando come l’ex CEO abbia abusato della sua posizione per perpetrare un’illusione tecnologica, minando la fiducia nel settore dell’innovazione.
La frode ha portato alla raccolta di 40 milioni di dollari da parte di investitori di venture capital, ma ha anche messo a rischio la credibilità delle startup che operano nel settore tecnologico. La Securities and Exchange Commission (SEC) ha avviato un’azione legale parallela, mentre Saniger rischia fino a 40 anni di carcere per le accuse di frode telematica e frode sui titoli.
Questo caso rappresenta un campanello d’allarme per chi investe in startup tecnologiche, evidenziando la necessità di verifiche più approfondite prima di finanziare progetti che promettono tecnologie all’avanguardia. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è un potente richiamo commerciale, la realtà operativa spesso non corrisponde alle aspettative create dal marketing.
Attualmente, Saniger figura come managing partner presso Buttercore Partners, una società di venture capital con sede a New York, che ha preferito non rilasciare dichiarazioni in merito.