Airbnb e tasse: il sito e le piattaforme similari non versano la cedolare secca

Guerra con il fisco italiano: Airbnb, Homeaway e i servizi similari non si attengono al provvedimento dell'Agenzia delle Entrate. La cedolare secca riferita al mese di giugno non è stata versata e probabilmente non sarà corrisposto un centesimo neppure per i primi giorni di luglio. Cosa sta succedendo.

Continua il braccio di ferro con l’Agenzia delle Entrate. Airbnb, Homeaway e gli altri siti che di fatto svolgono il ruolo di intermediatori immobiliari per l’affitto di case per vacanze a breve termine hanno deciso di non versare alcunché al fisco italiano.
Come abbiamo spiegato nell’articolo Airbnb tasse in arrivo per chi affitta case e appartamenti, lunedì scorso Airbnb e le altre piattaforme similari avrebbero dovuto versare un 21% di cedolare secca all’Agenzia delle Entrate prelevando tali somme, in acconto, dai denari incassati dai locatori a seguito delle transazioni online.


In altre parole, Airbnb & c. vengono chiamati a operare sul mercato come sostituti d’imposta, ruolo che le parti in causa ricusano.

Airbnb, insieme con Homeaway e di concerto con l’associazione degli agenti immobiliari Fiaip, scrivono che “il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate non ha fornito i chiarimenti auspicati né prevede alcuna tempistica di adeguamento per gli operatori coinvolti, rimandando a ulteriori specifiche tecniche che verranno comunicate in un non precisato futuro. Questa confusione nel pieno dell’estate non è certo la risposta a quanti parlano di turismo come volano di crescita“. La nota si conclude con un auspicio: “confidiamo che si possa aprire un confronto serio su accordi caso per caso, nel rispetto delle diversità del mercato e degli operatori, a beneficio di chi ospita, chi viaggia e del settore turistico nel suo complesso“.

Federalberghi, da parte sua, coglie la palla al balzo e dichiara: “la posizione dei portali di prenotazione che si rifiutano di applicare le nuove leggi in materia di tassazione sulle locazioni brevi, è inqualificabile ed inammissibile“. E viene chiesto un tempestivo intervento volto a “stanare e sanzionare gli evasori”.

Secondo le ultime stime, solo limitandosi al giro d’affari di Airbnb e ai suoi 120.000 locatori (host) italiani, l’imponibile sul quale procedere al calcolo delle tasse potrebbe aggirarsi su circa 1,2 miliardi di euro l’anno con un gettito per le casse del fisco di circa 250 milioni.

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