Quando si parla di file system, è importante conoscere le differenze tra l’uno e l’altro, soprattutto in ambito professionale. Il file system più utilizzato con Windows è sicuramente NTFS ma lo sviluppo di soluzioni alternative non si è nel frattempo fermato. Già nel 2012, Microsoft ha presentato ReFS, acronimo di Resilient File System. È stato introdotto per la prima volta in Windows Server 2012 e successivamente incluso in versioni successive del sistema operativo, come Windows 8.1 e Windows 10. La novità è che da oggi l’aggiornamento di Windows 11 avviene anche su partizioni di sistema formattate ReFS. Perché è importante?
Il file system ReFS in breve
ReFS è ideato per offrire maggiore affidabilità, resilienza e prestazioni rispetto all’ormai rodato file system NTFS. È progettato, inoltre, per l’archiviazione di dati critici o aziendali che richiedono una maggiore affidabilità e una migliore protezione contro la corruzione dei dati.
Nonostante molteplici garanzie offerte, la gestione dei metadati migliorata rispetto a NTFS, il supporto per gli snapshot per il backup, il ripristino e per la creazione di “punti di ripristino”, le prestazioni migliorate, il supporto per i volumi di grandi dimensioni (decine di petabyte contro i 256 TB di NTFS), ReFS rimane ancora oggi poco utilizzato.
Ciò non toglie, però, che Microsoft vi stia lavorando e puntando molto: poiché ReFS è considerato un’ottima soluzione, ad esempio, per la gestione delle macchine virtuali, questo file system è protagonista per la creazione di unità Dev Drive, direttamente supportate dal nuovo software open source destinato agli sviluppatori Microsoft Dev Home.
Aggiornamento di Windows 11 apre le porte a ReFS
Per la prima volta dopo tanti anni, Microsoft sembra determinata ad estendere l’utilizzo del file system ReFS a una platea di utenti molto più ampia. Tant’è vero che le più recenti versioni di anteprima di Windows 11 non soltanto supportano ReFS ma addirittura consentono l’avvio del sistema operativo da una partizione formattata con questo file system.
Un ulteriore indizio della direzione verso cui sta guardando Microsoft, deriva dal comportamento dell’aggiornamento in-place di Windows 11. Supponendo di aver installato Windows 11 su una partizione ReFS, in precedenza il sistema operativo si rifiutava di aggiornare l’installazione mostrando un messaggio d’errore. D’ora in avanti, come confermano le segnalazioni su Twitter, è invece possibile aggiornare direttamente un’installazione di Windows 11 effettuata su un volume ReFS, semplicemente cliccando – ad esempio – sul file setup.exe
del supporto d’installazione.
Di recente Microsoft ha aggiornato il file system ReFS in sé: per verificarlo, basta digitare il comando fsutil fsinfo refsinfo C:
al prompt dei comandi, sostituendo a C:
la lettera identificativa di unità corrispondente al volume formattato con ReFS.
Scontato che Microsoft provvederà in futuro a offrire la possibilità di usare NTFS accanto a ReFS: sono gli utenti e gli amministratori IT a scegliere l’uno o l’altro a seconda delle necessità e dei requisiti. D’altra parte, Microsoft continua ancora a riportare che ReFS non è un file system “avviabile”: cosa che non corrisponde al vero vista la novità introdotta in Windows 11.