LTE (“Long Term Evolution“) è l’evoluzione degli attuali standard di telefonia mobile, pensata per offrire – innanzi tutto – una migliore ampiezza di banda rispetto alle tecnologie di oggi. L’assegnazione delle frequenze per l’erogazione di servizi mediante tecnologia LTE sarà oggetto di un’asta che porterà, nelle casse dello Stato, introiti presumibilmente ingenti (stimati nell’ordine dei 2,4 miliardi di dollari), versati dagli operatori di telecomunicazioni interessati.
Le comunicazioni LTE dovrebbero avvenire sulle frequenze ad 800 MHz, liberate col passaggio al digitale terrestre dalle varie televisioni, così come sui 2,6 GHz. Queste ultime frequenze fanno ancora capo al Ministero della Difesa che le impiegava per scopi di tipo militare.
Nelle scorse ore, però, sembra siano emerse alcune difficoltà sulla strada verso l’avvio dell’asta. Prima di concedere l’utilizzo delle frequenze, queste debbono essere ovviamente liberate. Il Ministero della Difesa, secondo quanto trapelato, vorrebbe una contropartita economica per mettere a disposizione la propria parte di banda.
Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) è comunque ottimista: “le frequenze saranno liberate perché non possono non esserlo“, ha dichiarato aggiungendo che la Difesa offrirà la sua collaborazione.