Nelle ultime settimane i titolari di utenze mobili e fisse sono sempre più bersagliati da modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali: gli operatori di telefonia stanno via a via ritirando i vecchi profili tariffari comunicando ai clienti il passaggio a un approccio basato su 28 giorni (quattro settimane) anziché su un mese.
L’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha ritenuto opportuno intervenire sottolineando che gli utenti non debbono sottostare ad alcuna penale nel caso in cui decidessero di abbandonare l’operatore e non sono tenuti neppure a rimborsare eventuali importi promozionali.
Nel caso di modifica delle condizioni contrattuali, il cliente ha quindi sempre diritto di recedere senza pagare alcunché, fatta salva l’obbligatorietà di concludere il saldo di eventuali dispositivi previsti insieme con l’offerta precedentemente sottoscritta (si pensi agli smartphone forniti a fronte di un canone mensile). I vari sussidi, come prescritto da AGCOM, non possono comunque essere richiesti in un’unica soluzione in caso di rescissione e i prelievi residui devono essere effettuati dagli operatori in maniera rispettosa dell’ormai ex cliente.
Il passaggio a profili tariffari su 28 giorni non sta interessando solamente gli utenti su rete mobile ma anche i titolari di un abbonamento su linea fissa.
A questo proposito, l’AGCOM ha recentemente stabilito che per ADSL, fibra e telefonia fissa le tariffe a 28 giorni non sono ammissibili e potranno essere solamente mensili.
L’Autorità ha concesso 90 giorni agli operatori di telecomunicazioni per adeguarsi: entro fine giugno, quindi, dovrebbero tornare in auge le tariffe mensili su fisso.
A meno che il TAR del Lazio, al quale gli operatori si sono nel frattempo rivolti, non metta in discussione la decisione dell’AGCOM.